Pressing di Ue e Usa. Così è finito l’idillio tra Draghi e Meloni. I molti timori di Biden

Draghi, intanto, prosegue la sua quattro giorni a New York. E punta ad un faccia a faccia con Biden, anche solo nel format informale del pull aside, visto che il presidente americano avrà un solo bilaterale (con la premier britannica Liz Truss). Sul tavolo ci sarà la crisi ucraina, soprattutto dopo la decisione di Mosca di indire i referendum per l’indipendenza del Donbass. Ma è probabile che l’amministrazione americana chieda anche rassicurazioni sulle prospettive dell’Italia, fino ad oggi partner più che affidabile nel far muro al Cremlino. A Washington, infatti, il timore è che la presenza della Lega nel prossimo esecutivo possa ammorbidire la posizione italiana. Timore, peraltro, che in cuor suo coltiva la stessa Meloni.

Di qui, l’auspicio americano per nulla velato affinché Draghi resti al suo posto. Anche se il diretto interessato, a margine del Youth4Climate, sembra ignorare le sollecitazioni. «Avrò tempo libero», scherza. Poi l’intervento davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite e la netta presa di posizione contro Mosca: «I referendum sono un’ulteriore violazione del diritto internazionale». Ma l’Italia resta «in prima linea per provare a raggiungere un accordo».

IL GIORNALE

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