Guerra Russia – Ucraina, l’ultima follia di Putin: lo zar sceglie l’escalation

Giuseppe Agliastro

MOSCA. La situazione in Ucraina rischia di diventare ancora più difficile e drammatica. Sempre più isolata sul piano politico e in difficoltà sul piano militare, la Russia di Putin potrebbe annettersi illegalmente i territori ucraini occupati dalle sue truppe sfruttando dei “referendum” farsa. Una mossa che non sarebbe ovviamente riconosciuta dalla comunità internazionale e che rischia di condurre a una nuova impennata delle violenze.

Il “voto”, ovviamente illegittimo, è stato annunciato dalle sedicenti “autorità” filo-Cremlino delle zone occupate e viene organizzato a tamburo battente proprio mentre le forze armate ucraine hanno riconquistato alcuni territori nell’Est e nel Sud del Paese. Ma anche all’indomani della batosta diplomatica subita da Putin al vertice di Samarcanda, dove il premier indiano Narendra Modi ha detto chiaro e tondo al presidente russo che «oggi non è tempo di fare la guerra» e lo stesso Putin – che oggi parlerà alla Nazione – ha dovuto riconoscere le «preoccupazioni» della Cina nell’incontro con Xi Jinping.

Nelle zone occupate si voterà dal 23 al 27 settembre, e in particolare nelle zone delle regioni di Kherson e Zaporizhzhia nelle mani di Mosca e nelle autoproclamate “repubbliche” separatiste di Lugansk e Donetsk: “Stati” fantoccio che Putin ha riconosciuto poco prima di iniziare l’atroce invasione dell’Ucraina. Le urne si aprono quindi in tempi da record, addirittura già dopodomani, per dei “referendum” che si svolgono in piena guerra e che con ogni probabilità andranno ben lontano da ogni minimo standard democratico.

Il rischio è quello di una nuova escalation in un conflitto in cui hanno già perso la vita migliaia e migliaia di persone, tra cui moltissimi civili. Annettendosi le regioni occupate, seppure in palese violazione del diritto internazionale, la Russia potrebbe infatti considerare attacchi contro il proprio territorio le controffensive ucraine per riconquistare le zone in mano ai soldati di Mosca. «L’invasione del territorio russo è un crimine che ti permette di usare tutte le forze di autodifesa. Ecco perché questi referendum sono così temuti a Kiev e in Occidente», ha dichiarato l’ex presidente russo e ora numero due del Consiglio di sicurezza di Mosca, Dmitry Medvedev, ritenuto una volta un membro relativamente moderato dell’entourage di Putin ma che si abbandona da tempo a dichiarazioni all’insegna della peggior propaganda. Inoltre, le truppe russe occupano la maggior parte della regione di Lugansk, ma comunque non controllano interamente nessuna delle quattro regioni ucraine che Mosca vuole inglobare: la città di Zaporizhzhia – nella cui regione sorge la centrale nucleare di Energodar, che Russia e Ucraina si accusano a vicenda di bombardare – per esempio è controllata da Kiev e solo il 60% della regione di Donetsk è occupata dai soldati del Cremlino.

Dopo l’annuncio di ieri – di certo non un passo verso la pace – gli indici della Borsa di Mosca hanno registrato un calo di oltre il 10%, ma Putin in questi mesi ha dato più importanza agli obiettivi militari che a quelli economici e secondo la politologa Tatiana Stanovaya, citata dal Moscow Times, «tutto questo parlare di referendum immediati è un ultimatum assolutamente inequivocabile dalla Russia all’Ucraina e all’Occidente. Per garantire la “vittoria” – afferma l’esperta – Putin è pronto a indire immediatamente dei referendum per ottenere il diritto (pensa lui) di usare le armi nucleari per difendere il territorio russo».

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