I sei leader sotto la lente: punti di forza e di debolezza per la corsa a premier

di Roberto Gressi (illustrazioni di Emilio Giannelli)

Il rush finale (in attesa di un ultimo coniglio dal cilindro)

Che fatica, ancora sette giorni di questa campagna elettorale sotto il sole che si trascina fino al verdetto di domenica 25 settembre, quando, dalle sette alle ventitré, si deciderà il destino della prossima legislatura. I leader le hanno provate un po’ tutte: dalla linea politica ai manifesti, dai comizi alle comparsate su TikTok, dalle camicette bianche alle cravatte rosse, dagli agguati ai sorrisi. Ora è il momento di sparare le ultime cartucce, cercando di correggere quello che è andato storto, e spostando le truppe dove si può spiazzare l’avversario. I punti di forza e le debolezze di partiti e schieramenti si sono ormai rivelati, ma c’è ancora tempo per le sorprese, perché un ultimo coniglio dal cilindro proveranno tutti a tirarlo fuori.

Da in altro a sinistra, in senso orario: Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Carlo Calenda, Giuseppe Conte ed Enrico Letta
Da in altro a sinistra, in senso orario: Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Carlo Calenda, Giuseppe Conte ed Enrico Letta

Meloni – Le parole rassicuranti, la zavorra di Orbán

I PUNTI DI FORZA
La avvantaggia il motto evangelico: il vostro parlare sia sì, sì, no, no, il di più viene dal maligno. Parole nette, anche se un po’ edulcorate, ma siamo pur sempre in campagna elettorale. Mai messe le mani nel fango, politica internazionale che rassicura gli Usa, eredità post fascista addomesticata, prima donna in grado di diventare premier non per concessione, vele sempre sopravento, anche nelle strambate, che in politica sono un obbligo.

Meloni - Le parole rassicuranti, la zavorra di Orbán

I PUNTI DI DEBOLEZZA
Rapporto a brutto muso con l’Europa di Germania e Francia, la zavorra del premier ungherese Orbán e un dubbio sul futuro dei diritti civili, un approccio con l’ambiente di tipo produttivista. Tutti elementi non necessariamente negativi, ma a doppio taglio. Alleati sgambettatori che si accinge a seminare con distacco abissale. Un po’ come il ciclista di una canzone di Paolo Conte, che stracciava tutti: «Ma la solitudine aumentava».

Salvini – I cavalli di battaglia e il fattore Russia

I PUNTI DI FORZA
Finalmente basta con la palla al piede del governo di Mario Draghi, governatori e Giancarlo Giorgetti a fare i portatori d’acqua che le liste sono tutte sue, via libera ai cavalli di battaglia di una vita, piatto, si dice a poker, sugli interessi del Nord, scudiero di balneari e tassisti, anche se c’è quella accidenti di Giorgia che fa concorrenza. Fa debito per scommettere tutto sul partito delle bollette, contando che gli dia un po’ di ossigeno.

Salvini - I cavalli di battaglia e il fattore Russia

I PUNTI DI DEBOLEZZA
Non ha trovato il paletto di frassino per fermare il vampiro che gli prosciuga perfino le valli bergamasche, la campagna del Sud gli è costata più soldati della battaglia di Borodino, gli Usa di lui non si fidano e l’Europa nemmeno. La vicinanza a singhiozzo alla Russia lo indebolisce e in casa non mancano gli accoltellatori per ora silenziosi. Si allena a stare sott’acqua, perché, insegna Califano, «nella palude si salva solo il coccodrillo».

Berlusconi – L’arma a doppio taglio dell’«usato sicuro»

I PUNTI DI FORZA
Punta tutto sull’usato sicuro: taglio delle tasse, pensioni minime a mille euro, un milione di alberi in più. Ma soprattutto investe sul suo prestigio internazionale. Amico degli americani, con il Ppe in Europa, contro l’autocrazia elettorale di Orbán, alla faccia degli alleati che vorrebbero fare un solo boccone di quasi trent’anni della sua creatura, Forza Italia. Attento al Sud, dove prova a saccheggiare la Lega in affanno.

Berlusconi - L’arma a doppio taglio dell’«usato sicuro»

I PUNTI DI DEBOLEZZA
Troppo usato, fosse anche sicuro. Qualche correzione di rotta, però tardiva, sull’invasione dell’Ucraina. L’abbandono da parte di compagne di una vita, come Gelmini e Carfagna, che con Carlo Calenda mettono la freccia e puntano a sorpassarlo. Un partito che magari prova a mettercela tutta ma soffre l’appannamento del vecchio leone. E lui che forse non se ne cura più tanto, perché è ovvio, «dopo di me il diluvio».

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