Scuola, la preoccupazione dei presidi per il riscaldamento. La proposta: un giorno in meno a settimana sui banchi

di Gianna Fregonara

Per ora le scelte di risparmio restano delegate agli istituti o agli enti pubblici. Ma i dirigenti: «Dopo il Covid che non si chiuda di nuovo»

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In Gran Bretagna si è parlato addirittura di ridurre le lezioni in classe a soli tre giorni alla settimana per tagliare drasticamente consumi e costi del riscaldamento delle scuole e il numero delle corse dei trasporti pubblici per gli studenti. E benché per ora il governo inglese smentisca di aver fatto questi conti, la discussione va avanti. L’idea di accorciare la settimana scolastica, riducendola per tutte le scuole a cinque giorni, tiene banco anche tra i presidi, gli insegnanti e i politici italiani.

Molte scuole, sopratutto elementari e medie, sono già organizzate su cinque mattine e dunque non sono coinvolte, ma nelle grandi città e sopratutto le scuole superiori osservano ormai in buona parte la settimana lunedì-sabato. Nell’aggiornamento del piano di emergenza per il gas che il governo dovrebbe varare la settimana prossima l’ipotesi non dovrebbe essere contemplata: dopo due anni di Covid, ora che si torna alla normalità, imporre un altro cambiamento a ridosso dell’apertura non convince. Senza contare che andrebbe aggiornato anche il piano dei trasporti: troppo tardi ormai.

Per ora dunque le scelte di risparmio restano delegate alle scuole o agli enti pubblici (Comuni e Province) che sono i responsabili degli edifici scolastici e del riscaldamento. Della settimana corta per gli studenti si era parlato a giugno in provincia di Brescia dove il direttore dell’Ufficio scolastico territoriale Giuseppe Bonelli aveva chiesto alle 39 scuole superiori della zona di riflettere sul tema: «Non c’è stata una grande risposta, probabilmente soltanto altre due scuole accorceranno l’orario». Stringere il calendario su cinque giorni può diventare complicato dal punto di vista amministrativo: «Bisognerebbe passare alle lezioni di cinquanta minuti», continua Bonelli, ma ci vorrebbe una legge apposta.

Qualche giorno fa anche il vicepresidente della Provincia di Verona David Di Michele (Fdi), aveva proposto la settimana corta per contenere i costi energetici che, ha spiegato, quest’anno potrebbero risultare più che raddoppiati rispetto al 2020, circa 8 milioni di euro: «Sono cifre importanti e difficili da sostenere per un ente come il nostro, la settimana corta ci permetterebbe di ammortizzare costi importanti», ha detto al Corriere Veneto. Idea bocciata in diretta dal leader della Lega Matteo Salvini, che spiega: «La scuola è l’ultima da ridurre o da tagliare». Per una volta si trova d’acordo con Lia Quartapelle (Pd): «Non è tagliando le ore di lezione che si risolvono i problemi». Anche il sindaco di Vicenza Francesco Ruocco (centrodestra) frena: «Può essere una buona idea ma prevede una riorganizzazione complessa, compresa quella del trasporto pubblico che probabilmente la renderà irrealizzabile». La direttrice dell’ufficio scolastico regionale Carmela Palumbo è più possibilista:«Bisogna decidere in fretta, la scuola sta per iniziare e non possiamo chiedere dopo due anni così duri nuovi adeguamenti in corso d’anno».

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