Caso Crisanti, il Covid contagia le urne

Carlo Bertini

ROMA. Matteo Salvini torna a corteggiare i No vax e quale occasione migliore che sbeffeggiare il popolare «tele-virologo» Andrea Crisanti, candidato del Pd, per battere un terreno a lui affine fin dall’inizio della pandemia? Una mossa, avviata fin dal giorno della notizia di Crisanti candidato e proseguita ieri dopo la levata di scudi di Enrico Letta e di tutto il Pd, a difesa del professore. Il quale comunque combatte rispondendo colpo su colpo. Anche a Matteo Renzi, che lo ha preso di mira bollando «la candidatura dell’unico virologo che aveva dubbi sul vaccino, ma anche teorico delle chiusure a tutti i costi».

«Renzi banalizza 90 mila morti con una battuta che dimostra un cinismo senza precedenti», reagisce lo scienziato. «E se fossimo stati nelle mani di Salvini, ora ci sarebbero 300 mila vittime di Covid al posto di 140 mila e saremmo allineati con Putin», è il fendente di Crisanti, che reagisce così al nomignolo di «viro-star» appiccicatogli dal leader del Carroccio. Dando la stura a una polemica violentissima su un nervo ancora evidentemente scoperto sulla gestione della pandemia e i lockdown. «Se in autunno dovesse arrivare una variante del Covid aggressiva e che colpisce i vaccinati – insiste Crisanti – bisognerebbe aggiornare i vaccini e nel frattempo studiare nuove misure o restrizioni che siano socialmente accettabili». Salvini non gli replica e posta un video velenoso di Giorgio Palù, virologo padovano di fama internazionale e presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco: «Crisanti? Un esperto di zanzare».

Letta fin dalla mattina alza un muro, «la gragnuola di reazioni alla candidatura Crisanti chiarisce che a destra prevale la cultura No Vax. Ha ragione Crisanti, se avessero governato Salvini e Meloni nel 2020 quante migliaia di decessi in più avremmo avuto? Ce li ricordiamo gli aprire, aprire, aprire…».

Tutta la cavalleria del Pd scende in campo per difendere «colui che ci ha aiutato a risolvere i problemi», lo loda Nicola Zingaretti. Duro il ministro Roberto Speranza, finora sempre moderato nei toni: che se la prende con le «tante ambiguità della destra in questi mesi sui no vax e le manifestazioni contro i vaccini».

La sanità come epicentro della battaglia, dunque. Con lo stato maggiore leghista schierato: «Gli attacchi di Crisanti a Salvini sono a dir poco vergognosi. Ci chiediamo solo con che coraggio riesca a speculare sui morti», contrattaccano i leghisti. «Nessuna lezione di morale da Crisanti che, mentre le Regioni a guida Lega erano in prima linea a combattere una battaglia inaspettata e senza precedenti contro un virus allora sconosciuto, era impegnato nel suo show televisivo con finalità adesso note a tutti», prova a delegittimarlo Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato. Ma non è solo. Gasparri, e con lui gli azzurri, si scagliano contro Crisanti. Sdegnata, Licia Ronzulli di Forza Italia ricorda di aver proposto «l’obbligo vaccinale per il personale sanitario, altro che centrodestra no vax!». Ci si mette perfino il segretario di Valore Liberale, piccolo gruppo di centrodestra, Marco Montecchi, a intimare al segretario dem di smetterla «con lo sciacallaggio politico». Per dire quanto si sia messa in moto tutta la contraerea di centrodestra.

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