Pd, la direzione e le liste dei candidati: Letta capolista alla Camera in Lombardia e Veneto, Cottarelli a Milano per il Senato. A sorpresa c’è il virologo Crisanti
di Greta Sclaunich
Il segretario: «Chiesto sacrifici, impossibile ricandidare tutti». Escluso l’ex ministro Lotti e la sua corrente Base riformista non partecipa al voto per protesta. Rinunciano Cirinnà e il costituzionalista Ceccanti. Quattro gli under 35 capolista: Scarpa, Cerroni, La Regina, Sarracino.
La direzione del Pd, convocata nella tarda sera di lunedì 15 agosto dal segretario Enrico Letta,
ha approvato la delibera per la votazione delle liste per le elezioni
politiche del 25 settembre con 3 contrari e 5 astenuti. Alla votazione
non hanno partecipato i componenti di Base riformista, la corrente guidata dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini e dall’ex ministro Luca Lotti
; quest’ultimo, peraltro, è
rimasto escluso dalle liste al termine di un durissimo braccio di ferro
(e ha commentato aspramente l’esclusione in un post su Facebook, martedì
mattina).
La riunione, inizialmente prevista alle 11 della mattina di Ferragosto, era stata rinviata alle ore 15, poi ulteriormente ritardata alle 20 e di nuovo slittata alle 21.30 a causa della forti tensioni interne.
Letta sarà il capolista alla Camera per Lombardia e Veneto, Carlo Cottarelli capolista al Senato a Milano, il virologo Andrea Crisanti capolista in Europa secondo fonti dem.
Ci sono anche quattro giovani under 35 capolista: Rachele Scarpa, Cristina Cerroni, Raffaele La Regina, Marco Sarracino.
Dal Nazareno fanno inoltre sapere che la parità di genere è stata
rispettata nelle liste. A Bari, collegio uninominale per al Camera,
correrà la scienziata Luisa Torsi. Per il Senato, al proporzionale in Puglia correranno: Francesco Boccia, Valeria Valente e Antonio Misiani.
Dà l’addio all’esperienza parlamentare la senatrice Monica Cirinnà,
madre dell’omonima legge, che ha istituito le Unioni civili in Italia
sia per le coppie omosessuali sia per quelle eterosessuali. «La
mia avventura finisce qui: comunicherò la mia non accettazione della
candidatura. Mi hanno proposto un collegio elettorale perdente in due
sondaggi, sono territori inidonei ai miei temi e con un forte
radicamento della destra. Evidentemente per il Pd si può andare in
Parlamento senza di me, è una scelta legittima. Resto nel partito, sono
una donna di sinistra ma per fortuna ho altri lavori».
Duro, come anticipato sopra, anche il commento di Luca Lotti:
«Il segretario del mio partito ha deciso di escludermi dalle liste per
le prossime elezioni politiche. Mi ha comunicato la sua scelta spiegando
che ci sono nomi di calibro superiore al mio. Confesso di non avere ben
capito se si riferiva a quelli che fino a pochi mesi fa sputavano
veleno contro il Pd e che oggi si ritrovano quasi per magia un posto
sicuro nelle nostre liste. Non lo so. Ma così è», ha scritto sui social.
«La scelta è politica, non si nasconda nessuno dietro a scuse vigliacche.
Io sono abituato ad affrontare la realtà a testa alta, altrettanto
faccia chi ha deciso». Nonostante tutto, Lotti per ora conferma che
rimarrà «dalla parte del Pd. Il Pd è casa mia. Lo sarà anche in futuro».
Tra i nomi sui quali ci sono state polemiche c’è anche quello del costituzionalista Stefano Ceccanti,
candidato al proporzionale in Toscana al quarto posto — una elezione di
fatto impossibile. Lo stesso Ceccanti ha fatto poi sapere che
rinuncerà.
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