“Letta è in malafede: nessun preavviso di sfratto a Mattarella. È dal ’95 che propongo il presidenzialismo. Da noi idee costruttive”

Lei propone una flat tax del 23%. Salvini del 15%. Di contro Letta si è inventato una mezza patrimoniale che qualcuno ha ribattezzato la «tassa del morto». La coalizione del centrodestra può caratterizzarsi come un’alleanza contro una tassazione ingiusta? E cosa risponde a chi critica queste proposte dicendo che rischiano di mandare all’aria i conti dello Stato?

«Noi non ci proponiamo mai contro qualcuno o qualcosa, ma piuttosto per fare qualcosa. In questo caso per la liberazione degli italiani dall’oppressione fiscale. Noi non accetteremo mai di colpire con una patrimoniale la casa o il risparmio degli italiani, cioè il denaro onestamente e faticosamente guadagnato, e già tassato, che ognuno di noi ha il sacrosanto diritto di tenere per sé, dopo averci già pagato le tasse, e poi di lasciarlo alle persone care – o a chi desidera – e non allo Stato».

Altro tema drammatico e annoso per il Paese è la riforma della giustizia. Bastano gli interventi del ministro Cartabia o c’è ancora molto da fare?

«C’è ancora moltissimo da fare, naturalmente. Per quanto la magistratura sia costituita in maggioranza da persone serie e corrette, esiste lo strapotere di una minoranza di magistrati che condiziona il corso della giustizia e che mette in pericolo la libertà di ciascuno. Occorre una riforma nel senso del giusto processo, che significa un processo che condanna i colpevoli, ma tutela gli innocenti. In questo senso la presunzione di innocenza è un principio fondamentale, che troppo spesso viene messo in discussione nel nostro sistema. Chi ha avuto la sfortuna di essere processato da innocente sa cosa questo significa, non solo per la persona indagata, ma per la sua famiglia, i suoi amici, le sue attività. Il processo è esso stesso una pena che deve arrestarsi di fronte a una sentenza di assoluzione, in primo o in secondo grado. Per questo chiediamo l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione. E, in ogni caso, le sentenze devono essere pronunciate da un giudice che sia davvero terzo rispetto all’accusa e alla difesa. Per questo la separazione delle carriere è così importante: in un processo giusto l’avvocato dell’accusa non può essere un collega e un amico del giudice. Dev’essere sullo stesso piano dell’avvocato della difesa».

Lei ha guidato il governo per circa 10 anni. L’eredità di quei governi è ancora attuale?

«Lo è, perché la serietà delle cose che abbiamo fatto è la dimostrazione della credibilità di quelle che ci impegniamo a fare. Siamo stati i soli a non aumentare le tasse ed anzi ad abbassare la pressione fiscale sotto il 40% (mentre oggi è al 43,6%). Fino a quando siamo stati al governo la disoccupazione è rimasta sotto la media europea. Abbiamo investito al Sud più di tutti gli altri governi della storia della Repubblica. Abbiamo restituito un anno di vita ai ragazzi abolendo il servizio di leva obbligatorio. Abbiamo azzerato gli sbarchi dei clandestini, portandoli a soli 4.000 l’anno: andati via noi è ripresa l’immigrazione incontrollata. Questo senza contare la grande politica estera della quale abbiamo parlato al principio di questa intervista. Insomma, non solo possiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo fatto, ma siamo determinati, sulle stesse basi, a costruire un grande futuro per l’Italia».

Un’ultima domanda. Lei svolge una funzione «equilibratrice» nel centrodestra e, in generale, nella politica italiana. Qualora vincesse il centrodestra immagina per lei un ruolo istituzionale o internazionale?

«Non ci ho pensato e, del resto, per me non ho nulla da chiedere. Dalla politica e dalla vita ho avuto tutte le soddisfazioni che potevo desiderare. Mi rimane solo il senso del dovere, al quale mi hanno educato i miei genitori, che mi impone di fare qualcosa per il mio Paese, per il Paese che amo».

IL GIORNALE

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