Scontro Letta-Meloni. E lei rassicura l’Europa: «La destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia»

di Paola Di Caro

Il segretario del Pd: sta cercando di incipriarsi ma sta con Vox e Orbán. La replica: misoginia. E diffonde un video in tre lingue sui valori democratici

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Saranno 45 giorni così, e Giorgia Meloni lo sa. Sa di dover affrontare un fronte interno, capeggiato da Enrico Letta ma non solo, perché la sfideranno anche il M5S e il terzo polo, e sa che quello più delicato è esterno: le cancellerie, mercati, col dito puntato: può davvero guidare l’Italia?

Lei, nelle sue poche e ben calibrate uscite, dopo aver ottenuto tutto quello che voleva dagli alleati — regole sulla premiership, nessun anticipo della lista dei ministri, un programma unitario senza troppi voli pindarici — si dedica dunque alle due sfide.

La prima con Enrico Letta. I due si sono riconosciuti come front runner dei rispettivi campi, e lei trova «giusto e normale che il mio interlocutore sia chi è a capo del maggiore partito avversario», ma ieri si è molto irritata. Perché Letta l’ha attaccata a testa bassa: «Meloni — ha detto — sta cercando di cambiare immagine, di incipriarsi, ma mi sembra una posizione molto delicata, se i punti di riferimento sono Orbán. Quella intervista (a Fox News, ndr) è un modo per rifarsi l’immagine ma c’è differenza con il discorso in Spagna per la candidata di Vox. Suggerirei che non si faccia un discorso per il pubblico spagnolo e uno in Italia, ognuno di noi ha una faccia sola».

Il punto è quello più delicato per la Meloni. Che replica. Prima, piuttosto sorpresa: «Caro Letta, al netto della misoginia che questa frase tradisce e dell’idea secondo la quale una donna dovrebbe essere attenta solo a trucchi e borsette, il vostro problema è che non ho bisogno di “incipriarmi” per essere credibile». Poi, nel merito: «La posizione di FdI in politica estera è coerente ed estremamente chiara. E ha come stella polare la difesa dell’interesse nazionale italiano. E non accettiamo lezioni da chi si erge a paladino dell’atlantismo ma poi stringe patti con la sinistra radicale nostalgica dell’Urss. Noi non abbiamo bisogno della cipria, mentre voi non riuscireste a coprire le vostre contraddizioni neanche con lo stucco».

Il dibattito a due continuerà fino alla fine, ma in privato la Meloni la sua goccia di veleno la versa: «Io considero Letta il front runner — confida —, ma non mi sembra che chi gli è vicino faccia altrettanto, visto che parlano di Cottarelli e Draghi… Forse non lo ritengono un interlocutore e cercano già altri possibili premier…».

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