Giustizia tributaria, la riforma velocizzerà i processi

Redazione

Con il via libera definitivo della Camera si compie la riforma della giustizia tributaria, provvedimento legato all’attuazione del Pnrr per rendere più celeri i tempi e abbattere il contenzioso (50mila ricorsi pendenti nel 2020). Tra le diverse novità la riforma istituisce una nuova magistratura tributaria professionale che, progressivamente, sostituirà gli attuali magistrati onorari. In particolare, le commissioni tributarie provinciali e regionali diventeranno Corti tributarie di primo e secondo grado. I magistrati non saranno più onorari, ma è previsto un ruolo autonomo con 576 giudici tributari reclutati attraverso un concorso a cui potranno accedere non solo i laureati in giurisprudenza (come aveva stabilito il governo) ma anche quelli in economia. Una quota ristretta degli attuali giudici togati (100 di cui 50 provenienti dalla magistratura ordinaria e 50 dalle altre) potranno optare per il definitivo transito nella giurisdizione tributaria.

Le controversie di valore sino a 3mila euro (circa la metà dell’attuale contenzioso), saranno decise da un singolo giudice. Si rafforza la conciliazione giudiziale e viene definitivamente superato il divieto di prova testimoniale. Per le controversie pendenti al 15 luglio 2022, non superiori a 100mila euro e per le quali l’Agenzia delle Entrate risulta integralmente soccombente in tutti i precedenti gradi di giudizio, è prevista per i contribuenti la possibilità di chiedere, e ottenere, la definizione pagando una percentuale: 5% per controversie tra 50mila e 100mila euro, 20% per controversie fino a 50mila euro.

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