L’Italia (quasi) blu
Più arduo, invece, agganciare nuovamente chi è passato a destra o a Italexit, formazione ostile all’Europa e ai vaccini guidata dall’ex grillino Gianluigi Paragone. Per Calenda le chance di pescare a destra, «in un elettorato insoddisfatto dell’offerta di tutti e tre leader», esistono, ma «non sembrano tali da poter immaginare un risultato tanto sopra il 10%».
C’è da dire che i nastri di partenza finali si conosceranno tra pochi giorni, quando gli italiani avranno chiaro una volta per tutte come saranno composte le coalizioni. Ma oltre a previsioni e proiezioni, si può già azzardare qualche paragone storico, con le precedenti corse elettorali. Per Vassallo, il riferimento storico «più pertinente» non è il 1994, come dicono tanti perché rappresenta una faglia storica, ma «senza alcun dubbio il 2008». E in effetti molte sono le similitudini: voto anticipato, legislatura interrotta, trauma nel centrosinistra che il governo di Romano Prodi non riuscì a tenere assieme. E soprattutto: vittoria che appariva scontata per il centrodestra di Silvio Berlusconi. «Anche allora i sondaggi registravano una distanza di quasi 15 punti. Una competizione che appariva asimmetrica come oggi». Ma c’era una differenza chiave, spiega Vassallo: «La legge elettorale». Erano le prime elezioni politiche per il Pd. Walter Veltroni lo fece esordire, «senza fare accordi logoranti» con i comunisti responsabili della caduta di Prodi, un po’ come oggi Letta che ha rinunciato a un patto con il M5S di Giuseppe Conte. «Una scelta non molto diversa da quella che Calenda chiedeva al segretario del Pd, di fare a meno di Sinistra e Verdi». Ma Veltroni potè permetterselo, conclude il prof dell’Isituto Cattaneo: «Perché la legge elettorale del tempo, il famoso Porcellum, attribuiva alla coalizione vincente un massimo del 55%, gli altri seggi andavano distribuiti all’opposizione. Non c’era dunque il rischio di una Caporetto che porterebbe alle modifiche unilaterali della Costituzionale». Rischio possibile, ma, come detto, improbabile.
LA STAMPA
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