Cacciari: “Letta obbligato all’intesa con Calenda, ma gli servono anche Renzi e Di Maio”
Invece, parlando di Europa, Usa, Nato e mercati magari li ascoltano anche al Nord?
«Esatto.
Migliaia di persone che non devono garantirsi lo stipendio a fine mese,
ma che hanno bisogno dei fondi europei per le loro fabbriche e per i
loro dipendenti. Cosa vuole che le dica, la sinistra vera la vedranno i
nostri nipoti».
In lista con Letta c’è anche Speranza.
«Lasci
stare, quello è più a destra di Calenda. Che Letta-Calenda fosse al
momento l’unico schema possibile lo sa chiunque sia in buona fede. Sono
pronto a scommettere che anche Bersani la pensa come me».
Scommessa raccolta.
«Vinco facile. Il mio non è
neanche un ragionamento. È monsieur de Lapalisse. La sinistra si è
sbriciolata quando Veltroni ha mollato in quel modo disgraziato. Poi c’è
stato il renzismo. Al momento non esiste una forza politica davvero
alternativa, non esiste una strategia culturalmente fondata. E direi che
non è neppure all’ordine del giorno».
Perché Renzi non lo vuole più nessuno?
«Forse perché vale l’1%. Eppure servirebbe. Ma contro di lui c’è un ostracismo feroce».
Questioni personali?
«È sempre così. Si detestano e si odiano tutti».
Professore, dopo la Santa Alleanza Meloni è più preoccupata o sta stappando champagne?
«Ma
quale preoccupata. Sapeva anche lei che finiva così. Mica potevano
arrendersi e dargliela vinta senza fare la partita. Letta ha bisogno di
tutte le carte disponibili sul tavolo per organizzare contro la destra
la più imponente campagna pubblicitaria occidentale di cui è capace».
Letta sostiene che Berlusconi e Salvini hanno alzato bandiera bianca davanti a Meloni.
«Lo dice e lo dirà ancora. Fa parte della propaganda per mettere gli elettori in guardia dal Grande Pericolo in arrivo».
Pericolo a cui lei non crede?
«Pericolo al quale
credo. Non penso che in un mese e mezzo Meloni sia in grado di
cancellare, in buona o in cattiva fede, il suo passato o Casa Pound. La
leader di Fratelli d’Italia si sta muovendo con intelligenza, ma il
tempo è poco, la diffidenza di autorità europee, finanziarie e americane
difficile da superare. Letta insisterà su questo tasto, ma deve evitare
di fare casino con gli alleati e deve essere bravo a nascondere lo
stato di costrizione che li tiene assieme. In politica, come diceva
Machiavelli, bisogna sapersi mettere delle maschere, fingendo persino di
avere una base culturale e strategica comune».
Che non c’è.
«Ma che devi fingere di avere per non essere sommerso da un’omerica risata».
Calenda, con la consueta pacatezza, ha detto a La Stampa: non è che il premier lo decide Letta.
«Ma
Calenda lei lo conosce? Lo ha mai incontrato? Calenda è un’idea
platonica, metafisica. Una persona così invaghita di sé credo che non
esista sulla faccia della terra. Però sa curare i suoi interessi. Sa
farlo bene. Per cui l’invito che faccio a entrambi è: evitate di fare la
gara a chi è il più bello del reame».
A proposito di belli del reame. Sta tornando Alessandro Di Battista.
«Per
forza. Conte non po’ andare che andare verso di lui. La parte
governativa l’ha occupata Di Maio. Di Battista può garantire un seguito
non inferiore ad altri».
Superiore a quello di Conte?
«No, assolutamente. Conte è il leader. Metterlo in discussione ora vorrebbe dire portare i voti a zero».
Professore, è il 26 settembre, Meloni ha vinto. Che succede?
«Che si apre quella prospettiva drammatizzata ed esasperata in campagna elettorale che però ha dei fondamenti».
E se, con grande stupore di tutti, vince il centrosinistra?
«Governano
tranquillamente Letta e Calenda e tutto continua come prima. Non con il
centrosinistra, ma con un’antidestra conservatrice».
Non mi è chiaro.
«Secondo lei il 50% degli
italiani che ancora va a votare da chi è costituito? Da chi ha da
conservare o difendere qualcosa, da chi ha prospettive realistiche di
miglioramento. Da chi lo fa per abitudine e per buon costume. Da chi ha
idee e opinioni e ha sempre agito così. Uomini e donne che stanno al
centro. Per questo tutte le alleanze puntano lì. Per questo la vittoria
di Meloni non è sicura».
In questo caso chi va a Palazzo Chigi?
«Letta».
Se Calenda dice no e fa la crisi?
«Improbabile, anche se con lui tutto è possibile. A quel punto però, di fronte a una maggioranza esistente, Mattarella non dovrebbe chiamare Draghi o sciogliere le Camere, dovrebbe chiamare un’ambulanza e sottoporre tutti a un trattamento sanitario obbligatorio».
LA STAMPA
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