M5S: il caos delle regole

L’ex deputato romano è tornato dal suo viaggio in Russia e pensa al suo futuro. «Posso dare una mano, ma non a qualunque costo», ha ribadito a Conte. Il prezzo che non vuole pagare sono le briglie e il morso. Trovarsi costretto in un partito, non in un movimento, che si posiziona nel campo progressista e non più «né con la destra, né con la sinistra», come amava Dibba (perché lo lasciava libero di sparare a zero contro chiunque). Sono gli stessi timori di Conte, guardati allo specchio. Se tentasse un riavvicinamento a Enrico Letta dopo le elezioni, come si concilierebbe con la presenza nel M5S di Dibba, l’acerrimo nemico del Pd? E come si argineranno le possibili future visite ai gilet gialli, lontane anni luce dal profilo di governo contiano? I sondaggi riservati che ha commissionato il leader suggeriscono che la candidatura di Di Battista potrebbe pesare tra lo 0, 6 e l’1 per cento, riportando a casa una fetta di elettori ortodossi. Eppure, i numeri non sono tutto. Non lo sono per Conte, né per Di Battista, che in virtù di una convenienza reciproca si stanno avvicinando, ma entrambi, l’uno all’altro, pongono condizioni e nascondono le proprie paure

LA STAMPA

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