A Firenze nasce il Museo della lingua italiana. Nel segno di Dante

di Lorella Bolelli

Si comincia da due sale. Quelle che inaugurano il prossimo 6 luglio, come prologo del Museo Nazionale dell’Italiano (MUNDI) che nascerà a fine 2023 nell’ex monastero della Santissima Concezione, nel cuore del complesso storico di Santa Maria Novella, dove per quasi un secolo c’è stata la scuola di formazione di marescialli e brigadieri dei Carabinieri.

L’accesso è attraverso un’elegantissima scala in pietra elicoidale con corrimano in ferro, legno e ottone realizzata nel 1826 da Giuseppe Martelli. Al secondo piano le due sale accolgono il visitatore con un fregio illuminato che reca la scritta “Sì”, in italiano e in molte altre lingue. E’ un omaggio esplicito a Dante che nel Canto XXXIII dell’Inferno così definisce gli italiani ‘Le genti del Bel paese là dove il sì suona’ a indicare un popolo politicamente frazionatissmo ma unito dall’idioma che il Poeta usò proprio per la ‘Commedia’.

Nella seconda sala campeggia invece l’originale del ‘Placito’ di Capua prestato dall’abbazia di Montecassino. Il documento, verbale di una causa discussa a Capua nel 960, è considerato l’atto ufficiale della nascita della nostra lingua nazionale. Il giudice Arechisi usa infatti il tradizionale latino ma quando deve trascrivere le deposizioni di alcuni abitanti che si esprimono in volgare campano ecco che riporta esattamente ciò che costoro pronunciarono in merito al possesso di alcune terre contese tra il cittadino Rodelgrimo e l’abbazia di Montecassino. Nella stessa location anche le proiezioni di molte frasi celebri. “Non c’è dubbio che gli italiani nel cielo parlino italiano” è di Thomas Mann, il compianto Raffaele La Capria è presente con “Nella bella lingua che abito, e che è la mia patria” mentre il linguista Tullio De Mauro scandisce “La distruzione del linguaggio è la premessa a ogni futura distruzione”.

Il progetto completo di Mundi prevede un’estensione di duemila metri quadrati di spazi espositivi. Con questa mostra -prologo che rimarrà allestita fino al 6 ottobre c’è già una prima scansione temporale dal ‘900 (prima emersione del volgare nella scrittura) al 1900 quando l’italiano è veramente diventato la lingua di tutti. Tra i documenti storicamente più rilevanti il Codice Riccardiano 1035 (ultimo decennio XIV secolo) che contiene la trascrizione fatta da Boccaccio della Divina Commedia e delle quindici canzoni di Dante. Poi le “Prose della volgar lingua” di Pietro Bembo nell’edizione veneziana del 1525 pubblicata da Giovan Tacuino o i “Promessi Sposi” che Manzoni licenziò come versione definitiva nel 1840-42 e la Tipografia milanese Guglielmini e Radaelli stampò. E nel centenario pasoliniano ecco anche il dattiloscritto originale della sceneggiatura del film “Mamma Roma” in prestito dal Gabinetto Viesseux

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