Conte-Draghi, la dura telefonata dopo le accuse: se ci volete fuori dal governo, me lo dovete dire

di Monica Guerzoni

Draghi costretto a tornare in anticipo dal vertice Nato di Madrid, ma smentisce di aver mai chiesto a Grillo di sostituire Conte alla guida del Movimento 5 Stelle. E il cofondatore del Movimento: «Io strumentalizzato»

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DALLA NOSTRA INVIATA
MADRID — Lo sguardo di Mario Draghi sul capolavoro di Velazquez, Las Meninas, è stanco e sfuggente, forse il presidente italiano ha già la testa al Consiglio dei ministri di oggi. Cruciale, decisivo per le sorti del governo. Non tanto e non solo per il provvedimento che dovrà ridurre il peso delle bollette, quanto per le minacce di rottura che arrivano dai leader di M5S e Lega.

Nonostante le rassicurazioni di Palazzo Chigi la crisi con Giuseppe Conte non è rientrata. L’ex premier, che a sera ha drammatizzato salendo al Quirinale, ha parlato per oltre un’ora con il presidente Mattarella. E con i fedelissimi non ha escluso la possibilità di uscire dall’esecutivo. Non è il solo. Perché ieri, mentre il capo del governo era chiuso alla Fiera di Madrid con Biden, Macron, Scholz, Johnson e gli altri leader della Nato, Salvini accusava l’ala sinistra di «far saltare il governo». Le bollette, certo. Ma c’è anche l’allarme sulla tenuta dell’esecutivo dietro la scelta (sofferta) di Draghi di cambiare in corsa l’agenda e lasciare, dopo la prima giornata, l’importantissimo summit spagnolo sulla strategia di difesa dopo l’aggressione russa all’Ucraina.

Alle tre e mezzo del pomeriggio il premier accetta di rispondere alle domande dei giornalisti. Due sono sulla Nato e quella del Corriere è sui rapporti con Conte. È vero che il premier ha chiesto a Beppe Grillo la testa del leader del Movimento? E se i 5 Stelle escono, si fa un’altra maggioranza o si va a votare? La risposta dell’inquilino di Palazzo Chigi è netta («Il governo non cade»), ma l’imbarazzo è evidente. Tanto che pochi minuti dopo l’ira di Conte fa il giro del Parlamento: «Draghi non ha smentito niente». Ci vorrà qualche ora ancora, e contatti con il fondatore del M5S, prima che la presidenza del Consiglio invii una nota lapidaria per dire che mai l’ex presidente della Bce ha chiesto a Grillo di rimuovere Conte. Ma ormai il caso è deflagrato e la bomba sono le parole che il presidente del Movimento ha detto a Draghi, al telefono, dieci minuti prima delle brevi dichiarazioni ai giornalisti. Era stato il premier a chiamare, ma Conte stava in riunione e si è fatto vivo con calma, con uno sfogo che ha sorpreso Draghi.

«Per il rispetto che ho delle istituzioni e del tuo ruolo non ti avrei attaccato pubblicamente mentre eri impegnato al vertice Nato. Ma se è vero che hai chiesto a Grillo la mia testa — va giù duro Conte — è una cosa gravissima, non per l’attacco personale a me da parte di un premier tecnico, ma perché in ballo c’è il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche». Draghi è spiazzato e vuole chiarire, conferma le conversazioni con Grillo ma smentisce categoricamente di aver mai chiesto al comico e fondatore di rimuovere il leader del M5S. Ma Conte non ha finito: «A che gioco state giocando? Se ci volete fuori dal governo me lo dovete dire, chiaro e tondo». Il plurale lega Draghi a Luigi Di Maio. Conte sospetta che premier e ministro abbiano lavorato di sponda per buttarlo fuori dalla maggioranza, dopo essersi assicurati, con la scissione, una scialuppa di salvataggio in Parlamento: «Ci sono voluti due giorni per aggiungere un aggettivo alla risoluzione sull’Ucraina. Chigi e Farnesina bloccavano ogni nostra proposta e intanto Di Maio, tra Camera e Senato, raccoglieva le firme per spaccare il M5S». E ancora, ancora. L’accusa di aver «piazzato la norma sull’inceneritore nel decreto Aiuti, che stanziava 14 miliardi per i cittadini con misure volute da noi», e la rabbia per «lo stop al superbonus».

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