G7, spiragli sul tetto ai prezzi (ma solamente per il petrolio). “Stop alla dipendenza russa”

Francesco Giubilei

La risposta alla Russia in campo energetico continua a dividere i grandi del pianeta e, dopo il nulla di fatto sul tetto al prezzo del gas la scorsa settimana al Consiglio europeo, il tema arriva sul tavolo del G7 al castello di Elmau in Germania.

Sebbene la guerra in Ucraina sia l’argomento principale del vertice e l’Unità tra i paesi del G7 contro le azioni del Cremlino non sia in discussione, quando si affronta la questione del gas e del petrolio, lo scenario cambia nonostante gli sforzi di giungere a una soluzione condivisa. Sia il presidente americano Joe Biden sia il padrone di casa, il cancelliere tedesco Scholz, hanno espresso un messaggio di unità: «Noi dobbiamo restare insieme, nel G7 e nella Nato. Putin spera che qualcuno nel G7 e nella Nato si divida, ma non è affatto accaduto e non accadrà».

L’amministrazione americana, a quanto si apprende da fonti qualificate, avrebbe interesse a un tetto sul prezzo del petrolio che difficilmente potrà però essere scisso da una misura analoga sul gas. Nella giornata di domenica, l’argomento sembra essere stato trattato solo in modo marginale proprio per non acuire le divisioni mentre le rispettive delegazioni sono al lavoro per trovare un punto di incontro.

La posizione italiana, espressa dal premier Mario Draghi, è chiara: «Mettere un tetto al prezzo dei combustibili fossili importati dalla Russia ha un obiettivo geopolitico oltre che economico e sociale. Dobbiamo ridurre i nostri finanziamenti alla Russia. E dobbiamo eliminare una delle principali cause dell’inflazione».

Draghi, a margine del G7, ha anche sintetizzato la linea da seguire in ambito energetico per l’Italia: «Mitigare l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia, compensare le famiglie e le imprese in difficoltà, tassare le aziende che fanno profitti straordinari». Per poi aggiungere la necessità di investimenti sull’idrogeno e le infrastrutture per il gas, precisando: «Anche quando i prezzi dell’energia scenderanno, non è pensabile tornare ad avere la stessa dipendenza della Russia che avevamo. Dobbiamo eliminare per sempre la nostra dipendenza della Russia. E la crisi energetica non deve produrre un ritorno del populismo».

Simile la posizione francese sul price cap del petrolio con Parigi favorevole a un «prezzo massimo» a livello di «Paesi produttori». La novità che emerge dal summit di Elmau è invece l’apertura tedesca all’idea di un price cap al petrolio russo, Berlino vuole però rassicurazioni su come attuarlo e su come funzionerebbe. Le modalità le ha sintetizzate il presidente del Consiglio europeo Charles Michel spiegando che si potrebbero usare come leva «i servizi relativi al petrolio, come trasporto e assicurazioni», settori in cui l’Ue, il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno una posizione preminente. Se venisse intrapresa questa strada, potrebbe essere particolarmente insidiosa per la Russia poiché le compagnie occidentali non sono facili da sostituire con le controparti cinesi o indiane. In parole povere si tratterebbe di concedere servizi assicurativi alle petroliere che trasportano il petrolio russo solo a patto che sia applicato un tetto al prezzo dello stesso.

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