Ritorno al 1973

di Massimo Gaggi

La decisione della Corte Suprema sull’aborto non è grave sollo per le donne ma per lo stesso futuro dell’America

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Una marcia contro l’aborto negli Usa (Afp)

Impossibile non considerare gravissima non solo per le donne americane ma per lo stesso futuro dell’America la decisione presa ieri dalla Corte Suprema. Il rovesciamento della sentenza Roe vs Wade di mezzo secolo fa sull’aborto è la più vasta cancellazione di diritti costituzionali (riconosciuti dalla stessa Corte) della storia: una sentenza che spacca anche fisicamente un Paese estremamente polarizzato. In Missouri la messa al bando è già attiva e altrettanto faranno gli altri 25 Stati a guida repubblicana. Chi vorrà abortire dovrà cercare aiuto negli altri Stati che continueranno ad ammettere l’interruzione della gravidanza. Avremo caos, emergenze sanitarie ed economiche, proteste di massa, rischio di violenze. E Clarence Thomas, uno dei giudici arciconservatori che controllano la Corte, già dice che è ora di intervenire anche sui matrimoni gay e sul diritto alla contraccezione.

In termini politici generali la cosa è anche più grave. Un Paese che ha un disperato bisogno di ritrovare il senso della politica che è dialogo, ricerca di soluzioni comuni facendo prevalere i valori condivisi sulle controversie, sprofonda sempre più nelle guerre culturali: conflitti basati su convincimenti ideologici che rendono pressoché impossibile ricucire i fili di un dialogo democratico.

Appena 24 ore dopo la sentenza che ha cancellato i limiti all’acquisto di armi che sono stati in vigore per 111 anni nello Stato di New York — una decisione che peserà anche su altri Stati Usa e che fa somigliare sempre più l’America a un gigantesco poligono di tiro al bersaglio, con molte più armi da fuoco che abitanti (neonati compresi) — la Corte Suprema ha preso un’altra decisione dagli effetti devastanti: una scelta temuta e anche attesa dopo le fughe di notizie di qualche tempo fa, ma non per questo meno grave.

La cancellazione del diritto ad abortire unisce gli Stati a guida repubblicana alla pattuglia di nazioni, non esattamente le più progredite, che vietano totalmente l’aborto: Honduras, Nicaragua e Suriname nel continente americano, Laos, Filippine e Iraq in Asia, Andorra e Malta in Europa, Egitto, Senegal e Madagascar in Africa.

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