Covid, indifesi verso il picco di contagi

Paolo Russo

Ma torniamo all’oggi. Che siamo nel bel mezzo di una quarta ondata lo confermano i casi di ieri: altri 53.905, 22 mila in più rispetto a quelli di mercoledì della scorsa settimana. E aumentano gli italiani in isolamento domiciliare, arrivati a quota 619 mila, 50 mila in più in sole 48 ore. Il che vuol dire che di questo passo in una decina di giorni saremo con oltre un milione di persone in quarantena, con il rischio di mandare nuovamente in tilt i servizi essenziali. Come dimostrano già le difficoltà incontrare dalle scuole a mettere insieme le commissioni d’esame.

«Crescono i contagi ma i sintomi restano lievi», è andato ripetendo in questi giorni il partito degli ottimisti. Ma negli ultimi 10 giorni i letti occupati nei reparti ordinari sono 829 in più, quelli nelle terapie intensive 33, per un incremento percentuale rispettivamente del 19,7 e del 17%. Numeri destinati a salire nei prossimi giorni, quando nelle corsie inizierà a farsi sentire l’effetto ferie, che di solito dimezza il personale, rendendo inutilizzabile un letto su tre dei già pochi disponibili, secondo un’indagine dell’Ats, l’agenzia sanitaria milanese.

Potremmo evitare che fragili e over 80 finiscano in ospedale somministrando loro la quarta dose. Ma l’ha ricevuta solo il 20% di loro e nessuno sembra curarsene più di tanto, visto che le somministrazioni procedono al ritmo ultralento di circa duemila al giorno su una platea di oltre sei milioni ancora da immunizzare. Va appena meglio con i bambini tra i 5 e gli 11 anni, dove il 60% resta comunque senza vaccino. E così le vacanze con i nonni e gli abbracci post festività rischiano di diventare una nuova spinta ai contagi intra-familiari.

Un altro salvagente lo avremmo pure ed è l’antivirale Paxlovid, quello che con una manciata di pillole, prescrivibili anche dai medici di famiglia e acquistabili in farmacia, alza una barriera efficace all’85% contro il rischio di forme gravi di malattia. Ma anche questa ciambella è sgonfia. Secondo il rapporto dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, nell’ultimo mese infatti solo 2.210 contagiati con patologie o età che li espongono a rischio ricovero hanno potuto ritirare le pillole in farmacia, a fronte di circa 30 mila infezioni al giorno e delle 600 mila confezioni acquistate dall’Italia che rischiano tra l’altro di scadere e andare al macero. «La procedura attivata forse è ancora troppo complicata perché i medici di famiglia devono attenersi a un piano terapeutico. E poi non mi risulta che siano stati formati all’uso del farmaco, che ha molte interazioni negative con altre terapie», afferma Guido Rasi, ex numero uno dell’Ema e consulente dell’ex commissario Figliuolo. «Certo è che con questo numero di contagi mi sarei aspettato mille prescrizioni al giorno e non poco più di duemila in un mese», è la sua amara conclusione.

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