Siccità, quell’anomalia nel Mediterraneo e la tendenza choc dei modelli matematici: caldo torrido e secco almeno fino a settembre

Giampiero Maggio

Fiumi asciutti, ghiacciai in ritirata, caldo e secco ad oltranza. Che effetto fa vedere un fiume come il Po in condizioni che, probabilmente, non si vedevano da secoli (il parametro dei 70 anni c’è solo perché le misurazioni sono iniziate 70 anni fa, appunto)? Chi dice che «è solo estate e che è normale che faccia caldo» vive fuori dalla realtà. E non si rende conto di cosa ha di fronte.  Le nevi perenni di Ciardoney e Valsoera, fra la Cima Occidentale di Valeille a nord-ovest e la Piccola Uia a sud-est, non esistono quasi più, i fiumi sono in secca e non da ora, perché basta ricordare, lo scorso inverno, il bacino del lago artificiale di Ceresole Reale trasformato in un deserto per rendersi conto che la situazione è drammatica. E siccome le notizie cattive non arrivano mai sole, ecco che secondo gli scienziati questa mancanza di pioggia durerà a lungo. Ad annunciarlo è l’allineamento – raro – di tutti i modelli matematici che analizzano miliardi di dati al minuto e tracciare una linea di tendenza delle condizioni meteoclimatiche a grande scala che va anche a due o tre mesi.
Tutti, da Ecmwf a Gfs a MeteoSwisse per citare i due più importanti e quello che maggiormente si osserva per chi vuole capire il tempo sulle Alpi e nelle aree immediatamente a ridosso, ci rimandano una sentenza per niente tranquilla: almeno tutto giugno e poi luglio e agosto e addirittura fino a settembre non lasciano intravedere lunghi periodi di pioggia e temperature almeno gradevoli e che diano una tregua ai tropici piombati nel mediterraneo e in Italia in particolare. Usa parole apocalittiche Daniele Cat Berro, meteorologo, della Società meteorologica italiana: «Le conseguenze di tutto questo? Presto i Comuni in emergenza idrica aumenteranno e milioni di persone si troveranno rubinetti asciutti, perderemo intere coltivazioni, i ghiacciai continueranno a ritirarsi ancora di più facendoci perdere le riserve per la prossima stagione invernale». Secondo la Cia è a rischio il 50% circa dell’intera produzione agricola nel Nord. Il problema dell’irrigazione è però ormai un’emergenza anche nelle regioni del centro. Non soffre solo l’agricoltura, ma anche gli allevamenti ittici: la siccità, la temperatura dell’acqua superiore anche di 5 gradi rispetto alla media sta mettendo a rischio le coltivazioni di vongole, cozze e ostriche. Ad aggravare la situazione non c’è solo la carenza di pioggia, ma anche il caldo che in questi giorni sta interessando praticamente tutta l’Italia. E le previsioni dicono che continuerà, soprattutto da domenica e fino a mercoledì. Le temperature raggiungeranno i 40 gradi in molte città della pianura padana, come Bologna e Ferrara e inizierà a fare caldo anche al sud.
Le stagionali e le analisi dei principali modelli matematici
Ma è al lungo termine che dobbiamo guardare con forte preoccupazione. Oggi i modelli matematici, anche sulla lunga tendenza, danno una affidabilità che è migliorata rispetto a qualche anno fa. La scienza, in questo senso, ha fatto passi da gigante. E quello che oggi i modelli intravedono non è positivo: temperature in forte sopra media (e questo favorisce l’evaporazione di fiumi e laghi) e precipitazioni nel migliore dei casi in media (ma soltanto nel mese di luglio). «Il problema è che dovrebbe piovere continuativamente da qui all’autunno per ripristinare questo deficit mostruoso – dice Cat Berro –, la gente non si rende conto di quello che stiamo vivendo e che potremo vivere da qui alle prossime settimane e mesi. Purtroppo ci si è abituati ad estati sempre più calde e siccitose, anche se livelli di questo genere non sono mai stati raggiunti». Nemmeno nella fantomatica estate del 2003, quando l’Europa fu colpita da una massiccia ondata di caldo. Un fenomeno eccezionale sia per la durata che per l’intensità, rese particolarmente insopportabili dall’alto tasso d’umidità dell’aria con record di caldo battuti in diverse aree del Continente. «Questa rischia di essere peggio, perché partiamo da un inverno molto secco e, dunque, da diversi mesi di totale scarsità di precipitazioni».

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