La strage dei migranti e la guerra in Ucraina: quei due nemici dei nostri valori

di Furio Colombo

È stato papa Bergoglio a definire il Mediterraneo come un cimitero, dopo il doppio naufragio di due barconi stracarichi travolti dal mare grosso, a una decina di miglia da coste e da porti sicuri, da cui nessuno ha risposto alle richieste di salvataggio. Solo una Ong, le navi pirata che salvano i naufraghi (ma quando è possibile vengono subito incriminate), ha fatto rotta, ma invano. Le due barche in pericolo erano troppo lontane e centinaia sono affogati. Ecco le due guerre, non lontane e molto simili, che si scatenano quando credevamo di avere raggiunto un punto alto, esemplare, della civiltà nella nostra parte di mondo. Chi non sa nuotare o non ha la barca adatta affoghi (del resto troverebbe muri e fili spinati quasi dovunque nel mondo civile). E chi non è in grado di fermare una invasione dello strapotente Stato vicino la smetta di lagnarsi e accetti le inevitabili condizioni dell’invasore.

Può interessare il fatto che chi si oppone all’arrivo di persone disperate da altre parti del mondo (di solito in fuga da guerre come l’invasione subita da Kiev) sia dello stesso tipo politico e umano di chi prepara e realizza (non importa quanti morti costa) l’invasione di un Paese libero e indipendente per ragioni che non starà a discutere al momento di abbattere la frontiera.

Forse il personaggio di riferimento più utile per vedere con chiarezza il legame tra due stragi che avvengono contemporaneamente in luoghi diversi, con ragioni che sembrano diverse, è il primo ministro ungherese Orbán.
Non ha ipocrisie, Orbán. Gli interessano le ragioni di Putin e non fa finta di non condividerle. Gli sembra ragionevole l’invasione dell’Ucraina, perché vede l’interesse della Russia, e non fa finta di girare intorno alla questione per dire che la Russia sta facendo la cosa giusta. Il suo rapporto di fedeltà con Mosca è chiaro e non ha bisogno di montare la storia che “l’America fa molto peggio” e di citare come tutti il bombardamento della torre tv di Belgrado (mai la strage di Srebrenica).

Orbán ci serve perché è tra coloro che hanno creato l’esistenza di un intrico di affari, coordinato dal suo arcinemico George Soros (ebreo come Zelensky, naturalmente) che ha in corso un’operazione di sostituzione delle popolazioni (i neri al posto dei bianchi) realizzata con i barconi e i “mercanti di uomini” da un lato e dalle barche di salvataggio dei naufraghi come Medici senza Frontiere e Sea Watch dall’altro, in modo da aggirare confini e marine militari.

Si assomigliano come due gocce d’acqua i guerrieri del mare e dell’affogamento, visto come modo di tenere in ordine il mondo, e coloro che si impegnano a distruggere metro per metro l’Ucraina. Non sarebbe sbagliato dire che mentre Putin sta denazificando l’immensa pianura ucraina affinché non produca più niente e non esporti più niente e non ci sia più pane per l’Africa, i battitori dei mari, dopo avere arrestato la comandante Rackete per aver portato in salvo i suoi scampati al mare dopo due settimane di abbandono, dopo avere condannato a 13 anni di reclusione il sindaco di Riace, colpevole di accoglienza dei profughi, dopo avere sequestrato Medici senza Frontiere per l’ostinazione a restare in mare, quei battitori liberi, autori, come i russi invasori, di storie radicalmente false, stanno denazificando il Mediterraneo.

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