Grano, Draghi sente Zelensky: “Sblocchiamo insieme i porti dell’Ucraina”

di Giovanna Vitale

ROMA – Passo dopo passo, telefonata dopo telefonata, “il tentativo che potrebbe finire nel nulla, ma che mi sento di fare” perché “la gravità della situazione ci impone di rischiare e provare cose che possono anche non riuscire”, procede secondo la road map tracciata da Mario Draghi per liberare le enormi quantità di cereali bloccate a bordo dei cargo in Ucraina ed evitare una crisi alimentare globale. “Un progetto umanitario” mirato a scongiurare che l’Africa soprattutto resti senza cibo. Con tutti i pericoli che ne deriverebbero.


È una mediazione al limite del possibile quella tra Kiev e Mosca promossa da Roma con l’obiettivo di organizzare lo sminamento dei porti fortificati dagli ucraini senza che questo comporti l’apertura di un’autostrada marittima alla controffensiva russa su Odessa. A meno di 24 ore dal colloquio con Vladimir Putin, concluso con un via libera di massima, il presidente del Consiglio ha di nuovo sentito Volodimyr Zelensky per informarlo sui termini del dialogo avviato con il presidente russo e cominciare a ragionare sui dettagli pratici di un’eventuale bonifica che consentirebbe ai bastimenti carichi di grano di prendere finalmente il largo.

Un segnale indubbiamente positivo, anche se è ancora troppo presto per cantare vittoria: il fatto che non ci siano state chiusure pregiudiziali e, anzi, entrambi i contendenti abbiano manifestato — pur con tutte le cautele e le insidie del caso — la disponibilità ad andare avanti, è stato interpretato dal premier come uno spiraglio sul quale continuare a lavorare. Tanto più importante perché, dopo il sostanziale fallimento dei negoziati intrapresi dalla Turchia, si tratta della prima vera triangolazione fra i due Paesi in guerra, innescata stavolta dall’Italia.


A certificarlo, la nota con cui Palazzo Chigi riferisce i contenuti della telefonata, incentrata in particolare sulle “prospettive di sblocco delle esportazioni di grano dall’Ucraina per far fronte alla crisi alimentare che minaccia i Paesi più poveri del mondo”. Zelensky “ha espresso apprezzamento per l’impegno da parte del governo italiano e ha concordato con il presidente Draghi di continuare a confrontarsi sulle possibili soluzioni”. Linea che il primo ministro ucraino ha poi condiviso su Twitter: “Dobbiamo sbloccare i porti insieme», ha esortato. Ricordando di aver informato l’interlocutore anche “della situazione sulla linea del fronte» e di avergli ribadito che “ci aspettiamo ulteriori aiuti militari dai nostri partner”. Pressioni alle quali l’ex capo della Bce ha risposto assicurando “il sostegno del governo italiano in coordinamento con il resto della Ue”.

Una questione, la crisi alimentare, al centro del Consiglio europeo in programma dopodomani. Dove Zelensky tornerà a lanciare l’allarme sulle “22 milioni tonnellate di grano custodite nei silos e bloccate dalla Russia”, invitando l’Europa a darsi da fare per convincere Putin a liberare le rotte attraverso il Mar Nero e il Mar d’Azov perché “la carestia non viene da sol” ha avvertito ieri il premier ucraino, “è sempre accompagnata dal caos politico che rovina la vita delle persone e crea insicurezza. A luglio, quando molti Paesi esauriranno le scorte del raccolto dell’anno scorso, diventerà evidente che la catastrofe sta davvero arrivando”. Aggravando il rischio di un’ondata migratoria senza precedenti, che avrà l’Italia come primo approdo.


Esattamente lo scenario che Draghi intende scongiurare. D’accordo con Biden, pure lui preoccupatissimo per le conseguenze di una crisi devastante per il mondo, Occidente compreso. Lo ha detto chiaro al Washington Post il generale Christopher Cavoli, comandante delle forze Usa in Europa e Africa e prossimo comandante della Nato in Europa: il blocco del grano potrebbe favorire i gruppi terroristici come l’Is e Boko Haram che sfruttano “governance deboli e insicurezza alimentare, corruzione e povertà”. Perciò bisogna muoversi, e in fretta. Proprio quel che dirà Draghi lunedì a Bruxelles.

REP.IT

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