Perché lo zar ora si sente più forte

Lucia Annunziata

La notizia è stata data dalla Tass, la agenzia di Stato russa, battendo i media occidentali. La velocità, che ha bucato la cappa di silenzio e indifferenza in cui il Cremlino di solito si rinchiude, è il primo metro di misura della «contentezza» con cui Putin ha ricevuto la chiamata italiana.

Il presidente del Consiglio Draghi dopo due mesi ha ancora formato (figurativamente) il numero del Presidente di Mosca «per chiedere», come ha poi riferito, «se si potesse far qualcosa per sbloccare il grano che giace oggi nei depositi ucraini… visto che la crisi avrà proporzioni gigantesche e conseguenze umanitarie terribili». Ne è seguito uno scambio che a momenti suona «ironico»: Putin ha infatti risposto di essere disposto a «sbloccare il grano in cambio della fine delle sanzioni». Mettendo di fatto fine così subito a ogni idea di trattativa. Con sicurezza (ironia involontaria?) ha però confermato che la Russia ha intenzione di garantire una fornitura ininterrotta di gas a prezzi fissati nei contratti all’Italia.

Il Presidente del Consiglio, che non ama i toni gloriosi, ha dato alla fine una valutazione realistica del risultato: «Può essere un tentativo che non andrà da nessuna parte, ma la gravità della situazione ci impone di rischiare e provare cose che possono anche non riuscire. Proverò dunque a telefonare a Zelensky». Ma da Chigi indicano questo esempio come il metodo che Draghi intende mettere sul tavolo per il ruolo di pacificatore che dà all’Italia: «Un atteggiamento pragmatico, che mette sul tavolo una questione per volta, con una soluzione per volta».

Fa bene Palazzo Chigi ad essere cauto. Tuttavia una notizia importante esce da questo scambio telefonico: e non ha a che fare con i contenuti di una trattativa, ma con la sicurezza e un qual certo entusiasmo con cui Putin l’ha sbandierata.

Del resto, è stata una giornata in cui Putin è apparso in ottima forma, a dispetto di tutte le voci che lo danno malato. Al foro economico euroasiatico ha preso in giro le misure occidentali: «Con le sanzioni siamo più forti», e ha parlato con irrisione dei «gendarmi globali che cercano di bloccare il mondo». Ma, dice, «isolare la Russia è impossibile, assolutamente irrealistico nel mondo moderno, coloro che cercano di farlo si faranno male da soli». Il quadro che ha dato all’Occidente è invece devastante, «inflazione mai vista in 40 anni, crescente disoccupazione, guai nelle catene di approvvigionamento, e aggravarsi delle crisi globali come quella alimentare».

La notizia è proprio questa: Putin è tornato sulla scena, ed è di ottimo umore. E ha buone ragioni per esserlo.

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