Le sette e l’inganno di credersi speciali

Michela Marzano

Pare che si tratti di un doppio suicidio. Pare che Paolo Neri e Stefania Platania, una coppia di pensionati romani che si erano trasferiti a Spinello, una frazione del comune di Santa Sofia sull’Appennino romagnolo, si siano dati la morte contemporaneamente. Pare che entrambi seguissero il culto di Ramtha l’Illuminato, un guerriero invincibile vissuto ai tempi di Atlantide, e che avessero comprato una villetta a Spinello nel 2012 per scampare alla fine del mondo. Pare, dicevo. Visto che l’unica certezza è il biglietto che i coniugi hanno lasciato ai figli, poche righe scritte prima della tragedia: «Vogliamo trovare un nuovo luogo dove vivere in pace, un mondo che ci offra nuove possibilità». Ma chi altri evoca questo tipo di possibilità e di luoghi cui accedere dandosi la morte se non, appunto, chi fa parte di una setta? Tanto più che, nonostante una vicina abbia negato qualunque tipo di rapporto tra il suicidio e il culto di Ramtha – come riportano i giornali, la donna avrebbe dichiarato che il gruppo cerca la salvezza non la morte –, la coppia, seguendo gli insegnamenti dell’Illuminato, si era fatta costruire un bunker dentro la casa. Ma che tipo di salvezza cercano i seguaci di Ramtha? Secondo la guru della setta, un’ex-casalinga e istruttrice di fitness che nel 1987 ha fondato la Scuola di Illuminazione di Ramtha e che, ancora oggi, è la channeling, ossia la “canalizzatrice”, della filosofia del Maestro, lo scopo del grande guerriero sarebbe quello di liberare ogni persona dall’oblio che la intrappola in questo mondo, permettendole di raggiungere lo stato divino. Per l’Illuminato, ciascuno di noi sarebbe un essere divino. Ma, per liberarsi dall’oblio che lo imprigiona, deve seguire una serie di pratiche spirituali. C’è chi pretende che Ramtha, raccomandando ai fedeli di avere rifugi in cui proteggersi dalle catastrofi naturali e altre emergenze, vuole solo il loro bene. C’è chi critica la channeling spiegando che le pratiche che propone in nome dell’Illuminato sono un vero e proprio lavaggio del cervello. Fatto sta che la Scuola di Illuminazione conta oltre cinquemila fedeli e che, come ogni setta che si rispetti, fa uso di tecniche sofisticate per il reclutamento e il controllo degli adepti. Vi ricordate quando Tom Cruise, nel 2005, invece di consacrarsi alla promozione del film La guerra dei mondi, iniziò a parlare ovunque della sua adesione a Scientology raccontando come fosse stata la sua ancora di salvezza? Anche per il fondatore di Scientology, L. Ron Hubbard, ogni individuo sarebbe un essere dotato di capacità che andrebbero ben oltre quelle che considera di avere normalmente: un essere spirituale che, seguendo un certo numero di regole, potrebbe progressivamente raggiungere le mete che si è prefisso e conseguire così una felicità duratura. Ma nel momento in cui un’organizzazione promette la felicità in cambio di una fiducia totale nei suoi metodi e nei suoi capi, la manipolazione e il plagio non sono mai troppo lontani. Il problema delle sette, d’altronde, sono le dinamiche che si sviluppano dal momento in cui ci si entra. Anche perché la logica interna è una logica di adesione ai precetti in vigore, che portano progressivamente a rinunciare a ogni forma di spirito critico, fino alla sottomissione psicologica.

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