Putin il lupo e i porcellini

di Furio Colombo

Con questo articolo Furio Colombo riprende la collaborazione con Repubblica.

È iniziata, insieme alla guerra d’invasione dell’Ucraina, un’operazione ben più complessa, e per cui non esistono negoziati: la spaccatura del mondo. Questo è il progetto della nuova Russia. Per spaccare il mondo ci vuole un’altra parte combattente. Non c’era. Ma si può sempre inventare. Potrebbe essere la Nato, un’alleanza ingombrante non per avere annunciato piani di invasione ma per avere come socio fondante gli Stati Uniti, grande potenza, adatta a creare l’immagine del mondo spaccato non appena protesta e annuncia che non resterà inerte. In questo modo la Russia, che si irritava alla ripetizione di una evidente verità (se esiste un aggressore esiste anche un aggredito) può annunciare al mondo che sta per essere aggredita. La storia si può anche raccontare così. Il lupo all’improvviso abbatte la casetta dei tre porcellini.

Era fatale che, una volta iniziata la frenesia della guerra, ci sarebbe stata gente disposta (c’è sempre nelle risse) a soffiare sul fuoco. La prima mossa è far credere che siamo in pochi, addirittura in pericolo, a vedere di buon occhio la guerra. Poi seguono sempre più prese di posizione, sondaggi imprevisti, dichiarazioni di presidenti di commissioni senatoriali, di giornalisti e accademici. Rivelano il putinismo (Putin è il nome casalingo del lupo, ma tutti si mostrano offesi se glielo dici, per poi ripetere subito dopo il verbo prescritto dal leader), mostrano che una buona parte di cittadini propendono per chi può darti pane e petrolio e poi trovano giusto che il nuovo capo se la veda per conto proprio con chi li ostacola.


Perché allora il lupo aggiunge l’impegno gravissimo e – diresti – impossibile di spaccare il mondo, per essere sicuro di poter governare senza impedimenti e senza ostacoli? Il fatto è che è già accaduto. Hitler, mentre era già abbastanza forte, ma avrebbe dovuto capire che non era la forza del mondo, ha governato con ottusa determinazione verso la vetta del mondo, guidato solo della sua ossessione e trascinando i suoi soldati e i suoi alleati nella rovina. Bisogna dire che Hitler aveva più forza nervosa e militare di Putin, ma l’ossessione era altrettanto solitaria.


Putin è scortato da compagni (molti, certamente in Italia) che vogliono da lui più forza, più spietatezza, cercano un uomo forte, non importa quanto intelligente.
Diresti, a giudicare dalle scelte precedenti, che la ricerca è la stessa di Grillo. Quando annuncia, nomina, esalta e abbandona. Ma Grillo è uno che prevede la fine del mondo e poi lascia perdere tutto e torna a teatro.


A questo punto i pacifisti si sono generosamente gettati nella mischia. Senza una mappa per orientarsi in una foresta piena di inganni. Sono riusciti a dire, e lasciar dire, che sono guerrafondai coloro che chiedono armi per portare in salvo i bambini e le loro mamme, vittime principali di una guerra organizzata principalmente per eliminare i cittadini, spargere il terrore e distaccare, nel tentativo di salvezza, i cittadini dal Paese e il governo a fare apparire ostinazione che porta morte la sua volontà di resistere. I pacifisti (certo non in Cecenia), hanno cominciato a dimostrare diffidenza per il presidente Zelensky, ostinato nel resistere e ostinato nel richiedere armi per difendere il suo Paese. La risposta è pace senza armi di fronte a uno dei più potenti Paesi del mondo che tiene il piede sul collo dell’Ucraina, e non ha nulla da promettere, solo occupazione e separazione di territori.

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