Le forze di Kiev liberano il confine, sempre più disertori tra i russi

Dal punto di vista della strategia, gli ucraini che toccano il confine russo sopra Ternova di fatto tagliano le forze nemiche nella regione di Kharkiv in due pezzi. A Est di Ternova i russi sono ancora connessi al grosso delle loro forze, ma a Ovest di Ternova si è venuta a creare una sacca isolata di soldati russi che alle sue spalle ha la Russia e in questi giorni cannoneggia con disperazione per tenere lontani i soldati di Kiev.

Il loro destino è chiaro: o si fanno distruggere dagli ucraini che hanno circondato la sacca e che si riprendono ogni giorno un altro po’ di terreno oppure indietreggiano verso il confine fino a quando la sacca non sarà riassorbita dalla Russia. In prima linea tra i soldati che incalzano i russi ci sono anche i veterani dell’unità “Kraken” (come la piovra di dimensioni mostruose delle leggende, capace di affondare un veliero con i suoi tentacoli), un sottogruppo del reggimento Azov – lo stesso degli uomini assediati dentro l’acciaeria Azovstal di Mariupol – che è formato da combattenti che hanno fatto esperienza nel Donbass in questi anni. Le loro macchine coperte da uno strato fai da te di vernice verde con lo stemma triangolare della piovra sulle portiere sfrecciano da e verso il fronte.

Il filmato celebrativo degli ucraini coincide con il crollo generalizzato del morale dei combattenti russi. Gli episodi reali e le voci si accumulano. Si parla di carristi che versano nei prati il carburante contenuto nei serbatoi dei loro mezzi per non essere costretti ad avanzare, di ufficiali che finiscono i feriti con un colpo di pistola – è un racconto che i soldati russi si passano al telefono, è spuntato nelle intercettazioni – oppure che si sparano a un piede per essere rimpatriati. Da due giorni circola un video di alcuni separatisti di Lugansk – i cosiddetti mobiks, perché sono stati arruolati nel corso della recente mobilitazione di massa – che tentano di passare il confine russo a Nord di Kharkiv ma sono respinti dalle guardie di frontiera: in teoria sono le preziose truppe locali dei russi, in pratica sono trattati come stranieri senza permesso.Le loro mogli a Lugansk ieri hanno protestato in piazza per riaverli a casa – si intende riaverli con un lungo giro che passa dal territorio russo perché da quello ucraino la via è sbarrata. Dal Donbass arriva il video di una squadra di soldati russi che rifiuta di obbedire agli ordini perché le perdite in combattimento in quella zona sono troppo alte e dalla regione occupata a sud di Zaporizhia – secondo il bollettino ucraino di notizie Hrodmadske – arriva la notizia che l’esercito russo sta aprendo alcuni centri detentivi da usare per i soldati che non vogliono più combattere. Per i militari russi che ancora non sono stati mandati al fronte c’è uno stratagemma semplice, scrive il Guardian: possono rifiutarsi di andare a combattere in Ucraina e rischiano soltanto pene molto lievi perché dal punto di vista formale non c’è alcuna guerra, ma soltanto una “operazione speciale” e quindi la loro condotta non è grave come la diserzione.

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