Il buco nero al centro della Galassia ecco la prova nella foto che fa storia

Ciriaco Goddi*

Abbiamo svelato la prima immagine del buco nero supermassiccio al centro della nostra galassia: è Sagittarius A*. E’ un’immagine che abbiamo sognato per oltre 20 anni, fin da quando questo esperimento è stato proposto. Personalmente la sognavo almeno da otto anni, da quando ho iniziato questa impresa internazionale, in cui l’Italia ha giocato un ruolo importante. E credo che molti se l’aspettassero dopo la prima immagine storica di un buco nero, quello al centro della galassia lontana M87.

Ci sono voluti tre anni da quella immagine storica, tre anni di lavoro certosino su dati non facili, che ha impegnato centinaia di colleghi nella collaborazione «Eht», che ha giustificato il tempo richiesto. Però, finalmente, oggi ve la possiamo svelare, ora possiamo dire di conoscere il volto del buco nero al centro della nostra Galassia!

Per anni noi astronomi abbiamo raccolto indizi fortissimi sul fatto che ci fosse un buco nero di 4 milioni di masse solari al centro della Via Lattea, grazie allo studio delle orbite stellari che è valso il premio Nobel ad Andrea Ghez e Reinhard Genzel nel 2020. Però con l’immagine pubblicata ieri abbiamo la prima prova visiva diretta, schiacciante direi, che questo oggetto è a tutti gli effetti un buco nero.

Questa immagine è stata ottenuta grazie a una rete globale di radiotelescopi, dislocati in diverse parti del globo, dalla Spagna alle isole Hawaii, dalla Groenlandia fin giù al Polo Sud. E questa rete è l’«Event Horizon Telescope» («Eht»). L’«Eht» utilizza una tecnica che si chiama «Vlbi» (che è l’acronimo in inglese di «Very Long Baseline Interferometry» e in italiano sarebbe interferometria a lunghissima linea di base) e che utilizza una rete globale di radiotelescopi, sparsi in diversi continenti, e che osservano all’unisono la stessa sorgente esattamente allo stesso momento. E questo ci permette di creare un super-telescopio virtuale di dimensioni del globo terrestre.

Nell’immagine vediamo una regione centrale scura, circondata da una struttura brillante a forma di anello, che delinea il percorso della luce emessa dalla materia in orbita intorno al buco nero, percorso che viene distorto dalla sua potente gravità.

La regione scura al centro, che chiamiamo «ombra» del buco nero, era proprio l’obiettivo che ci eravamo preposti di osservare, perché ci segnala la presenza dell’orizzonte degli eventi, la regione di non ritorno che è la proprietà che definisce un buco nero.

Questo ci permette di testare la relatività generale di Einstein proprio a ridosso dell’orizzonte degli eventi, quindi alla frontiera ultima di un buco nero, dove la gravità è più estrema e quindi in un regime mai testato in precedenza.

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