Gli errori cinesi

di Federico Rampini

La Russia, la guerra, gli errori della Cina: per tutelare gli interessi di Pechino, Xi Jipiung avrebbe fatto meglio a usare il suo ascendente su Putin per dissuaderlo dall’attacco militare. Intanto il Covid non si piega ai suoi feroci lockdown; l’economia rallenta; i capitali esteri se ne vanno

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Xi Jinping e Vladimir Putin in una foto d’archivio (Afp)

«È iniziata la disfatta militare della Russia. Putin ha sbagliato a voler ricostituire la sfera d’influenza dell’Unione sovietica. La sua violazione della sovranità di altri Stati è la più grande minaccia per la pace, la stabilità e la sicurezza dell’Eurasia». Queste affermazioni non susciterebbero sorpresa se non per l’autore: Gao Yusheng, ex ambasciatore cinese in Ucraina. Il sito dove era apparsa questa sua analisi ha dovuto cancellarla, ma nel frattempo aveva fatto il giro del mondo. È una sconfessione della scelta strategica di Xi Jinping di appoggiare con «amicizia illimitata» Putin. La critica implicita del diplomatico cinese al proprio presidente giunge mentre a Pechino si moltiplicano i mormorii di malcontento che dalle alte sfere del partito comunista trapelano fino a raggiungere la stampa estera.

Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina, in diretta

Non siamo di fronte a una vera opposizione interna, e rimane probabile che questo autunno Xi incoroni se stesso con un mandato a vita. Però all’appuntamento con la propria «rielezione» ci arriva carico di guai. Molti se li è cercati.

Fra le tante previsioni sbagliate di questo periodo spiccano le sue. Oggi Xi forse è l’uomo più potente del pianeta, a giudicare dall’accentramento di potere personale. E ppure tutto sembra andargli storto: il Covid non si piega ai suoi feroci lockdown; l’economia rallenta; i capitali esteri se ne vanno. Su tutto incombe l’enorme rischio che il leader cinese ha deciso di correre schierandosi con l’aggressore russo.

Queste turbolenze non sono tutte collegabili fra loro, tuttavia un filo rosso le unisce: la rigidità del regime autoritario, sempre restìo ad ammettere errori. La politica «zero Covid» infligge restrizioni sproporzionate: per spegnere dei focolai di contagio ha messo in lockdown duro 45 città con una popolazione totale di 373 milioni di abitanti, tra cui la capitale finanziaria Shanghai.

L’area del Paese che subisce limitazioni severe vale il 40% del Pil. Poiché Xi ha raccontato al suo popolo che la risposta occidentale al Covid è stata un disastro mentre la sua è un capolavoro, è costretto a tenere duro. Quando il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità ha osato definire sbagliata la strategia «zero Covid», è stato censurato.

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