Guido Rasi: “Omicron 4 e 5 sono un pericolo reale, rischiamo un altro autunno difficile”

A ottobre, con i vaccini aggiornati, la quarta dose a chi la somministrerebbe?

«Se non arrivano nuove sub varianti, agli over 70 e ai fragili perché è li che si concentrano i decessi. Mentre riproverei a convincere i non vaccinati a fare la prima dose, visto che hanno un tasso di mortalità 10 volte superiore ai vaccinati».

Intanto, tra gli ultraottantenni e gli over 60 fragili, in pochi stanno facendo il secondo booster. Cosa direbbe loro per convincerli?

«Che di virus ne circola ancora molto, più dei circa 40 mila casi al giorno dei bollettini ufficiali, perché i test fai da te sfuggono al tracciamento. E con una protezione vaccinale che cala nettamente dopo otto settimane, chi è più esposto alla evoluzione grave della malattia rischia ancora molto».

Come se li spiega ancora così tanti morti?

«Prima di tutto perché, come hanno dimostrato recenti studi, per i non vaccinati la malattia da Omicron è severa come con la prima Delta. Ed essersi contagiati con quella originaria versione del virus non protegge da Omicron. Quindi c’è ancora una fascia piuttosto ampia di popolazione esposta. In termini di letalità, ossia di morti rispetto al numero dei contagi, siamo su valori bassi. Il problema è la diffusione dei contagi anche tra le persone più vulnerabili per età o per patologia».

I monoclonali a uso preventivo potrebbero aiutare a contenere la mortalità?

«Assolutamente sì. E dico anche che è questo il momento di usarli con più generosità, perché non sappiamo se poi a ottobre funzioneranno ancora con le nuove sotto varianti. Sono farmaci che abbiamo già acquistato. Sarebbe assurdo lasciarli scadere in frigo. Li somministrerei a tutti quelli che corrono il rischio di un’evoluzione grave della malattia, per l’età avanzata o perché immunocompromessi. Vanno utilizzati bene ma vanno somministrati. Certo non li darei a un giovane perché non corra il rischio di infettarsi in discoteca. Ma sopra i 70 anni, e a chi è esposto a più rischi di contagio, come sanitari, forze dell’ordine e insegnanti, «sì».

E l’antivirale Paxlovid?

«Lo utilizzerei ancora di più, perché nell’80% dei casi se somministrato entro 5 giorni dalla positivizzazione fa sì che i sintomi non si aggravino. In quest’ultima settimana abbiano visto che c’è stato un incremento del 35% delle prescrizioni. Ora lo hanno ricevuto 12 mila pazienti. Ancora pochi, ma il segnale c’è. Evidentemente i medici di famiglia, poco avvezzi a utilizzare farmaci complessi come questo, hanno fatto all’inizio un po’ di resistenza. Ma basterebbero 20 minuti di formazione mirata alle interazioni da evitare con altre terapie per risolvere il problema».

Un po’ in ritardo ma la bella stagione sta arrivando. Sarà un’estate «Covid free»?

«Free non credo proprio. Speriamo almeno sia l’ultima con il Covid. Il declino dei contagi sarà lento e non arriveremo ai numeri bassi delle ultime due estati. Quindi rilassarsi sì ma con prudenza. Anche perché sarà bene non farci trovare con un’alta circolazione del virus in autunno, soprattutto se le sotto varianti dovessero aver preso piede».

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