La Germania dice no all’embargo sul gas. Sindacati e imprese: “Sarebbe un autogol”

Al pari dell’Italia, anche la Germania è impegnata in una corsa alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento. E se Mario Draghi ha iniziato un tour delle capitali extraeuropee dalle quali Roma intende comprare più gas, Scholz ha dato ordine di costruire tre rigassificatori sulle coste del Mare del Nord ma la Germania non potrà comunque voltare le spalle al gas russo prima della fine del 2024. I terminali per la rigassificazione hanno una portata massima di circa 10 miliardi di metri cubi all’anno e solo la messa in opera di tutti e tre può rimpiazzare quanto Berlino acquista da Mosca. Il governo Scholz ha già limitato l’import di gas russo, che ora copre il 40% del fabbisogno nazionale rispetto al 50% di fine febbraio.

Ai tedeschi si è rivolto il vicecancelliere del partito ecologista, Robert Habeck, lanciando un appello al risparmio energetico attraverso i media del gruppo Funke: abbassate i termosifoni di un grado e soprattutto «se a Pasqua userete la bicicletta o il treno al posto dell’auto sappiate che farete bene: risparmierete l’uso del portafoglio e darete fastidio a Putin». Per Habeck, responsabile dell’Economia e autore del piano di emergenza che ha messo in allarme il mondo dell’industria, uno stile di vita più ecologico può contribuire a fare la differenza: «Io credo che un risparmio del 10% dei consumi sia sempre possibile». Ma c’è un limite che neppure il governo tedesco può infrangere senza mettere a repentaglio benessere e stabilità.

IL GIORNALE

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