Vaccino obbligatorio, l’Italia valuta di imporlo ai lavoratori se entro gennaio l’Rt non frenerà

di Tommaso Ciriaco ,  Giuliano Foschini

Era un tabù. Adesso, dopo la svolta tedesca che avvicina l’obbligo vaccinale in mezza Europa, è una riflessione concreta che il governo si prepara seriamente ad affrontare. Per la prima volta si ragiona della possibilità di essere costretti a introdurre la vaccinazione obbligatoria nel mezzo della campagna sulla terza dose. Per incoraggiarla, per difenderla. Molto dipenderà dall’andamento dell’Rt nei prossimi quaranta giorni. A rompere il tabù è stata, come detto, l’Europa. Prima l’apertura della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, poi le mosse di Angela Merkel. A febbraio il nuovo governo della Germania imporrà l’obbligo vaccinale. Le Cancellerie dell’Unione lo sanno. E si preparano a un effetto domino, perché altre capitali seguiranno.

In Italia il tema è sul tavolo, anche se ancora ufficiosamente. Fino a questo momento il presidente Mario Draghi ha sempre ritenuto – e continua a farlo – la possibilità come l’arma finale. Ne scorge i problemi di natura tecnica e politica, supportato in questo dai suoi consiglieri di Palazzo Chigi. La decisione dell’obbligo dovrebbe passare, inevitabilmente, da una legge approvata dal Parlamento. E, con la partita del Quirinale così aperta, portare in Aula un dossier del genere può risultare pericoloso e controproducente.
L’ultima cosa che l’ex banchiere centrale vuole creare è una ferita nell’opinione pubblica. D’altra parte, non si può rischiare che i contagi continuino a salire come accade nel resto d’Europa. Certo, le rigorose misure già adottate tengono per adesso al riparo dagli effetti più gravi della quarta ondata. E certo, le percentuali record sui vaccini continuano a far ben sperare: l’84,6% della popolazione over 12 è vaccinata, l’87,5% ha fatto la seconda dose, il 12,3 già la terza. Il problema, però, è guardare avanti. Accelerare sulle terze dosi, convincere il 13 per cento di popolazione No Vax. 

L’obbligo resta la carta finale. Molto dipenderà dall’indice Rt. Continua a salire. Ed è questo il dato che allarma i tecnici. Ieri sono stati registrati 16 mila casi. L’indice di replicazione è da diverse settimane stabilmente tra l’1,2 e l’1,3. Mantenendo questo ritmo, nel giro di tre o quattro settimane si conteranno 200 mila positivi alla settimana. Troppi. L’Rt va raffreddato, riportato a 1, al massimo 1,05. È il problema che sta già affrontando la Francia, che pure gode di alti tassi di immunizzazione. Difficile, in questo modo, non sovraccaricare oltre i limiti le strutture sanitarie. Anche perché c’è l’incognita del Natale, con il rischio di assembramenti (almeno in parte bilanciato, si spera, dalla chiusura delle scuole per più di due settimane). Per correre sulle terze dosi, verranno riaperti gli hub. Ma potrebbe non bastare. Serve convincere la gente a mettersi in fila. E l’obbligo potrebbe essere, a questo punto necessario. 

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