Le frustrazioni dentro il Cts e le accuse a Locatelli e Draghi: “Il confronto è solo tra loro”

ILARIO LOMBARDO

Che qualcosa non abbia funzionato tra Palazzo Chigi, il ministero della Salute e quello dell’Istruzione è ormai chiaro. Meno lo è che lo stop di Mario Draghi alla circolare che avrebbe fatto scattare la didattica a distanza dopo un solo caso in classe di positività al coronavirus è avvenuto in un momento di tensione tra la presidenza del Consiglio e la struttura scientifica del ministero guidato da Roberto Speranza. Dalle confidenze raccolte dopo il pasticcio delle circolari (ricordiamo: la seconda che in meno di ventiquattr’ore smentisce la prima e conferma che non basterà un solo caso positivo per portare tutti, studenti e insegnanti, in Dad) è possibile ricostruire il senso di frustrazione prodotto all’interno del Comitato tecnico-scientifico dallo scollamento tra le decisioni del presidente del Consiglio e le indicazioni dei collaboratori scientifici del ministero. Nelle ultime ore la tensione è salita e tra gli sfoghi ci sarebbero state anche voci, non confermate, di possibili dimissioni tra i membri del Cts. La ragione è semplice e investe le responsabilità di coordinamento e di raccordo con Draghi del portavoce del Comitato, Franco Locatelli.

Spesso, ormai, il premier si confronta solo con il presidente del Consiglio superiore di sanità. Il resto del Cts si sente bypassato, si riunisce su aspetti considerati più marginali o viene chiamato a esprimersi sempre meno, anche sul monitoraggio settimanale dei contagi. Avrebbe dovuto essere Locatelli, sostengono le fonti contattate, a difendere la scelta dei colleghi sulle quarantene, a spiegare perché era necessario, visto l’aumento dei contagi, essere pronti in via prudenziale a una stretta maggiore sulla scuola. Invece, da quanto confermato a Palazzo Chigi, quando il premier lo ha chiamato per ricevere rassicurazioni, Locatelli ha sostenuto che lo stato epidemiologico della curva permetterebbe di evitare, al momento, misure più restrittive.

È quello che vuole sentirsi dire Draghi. La scuola è un tema che lo tocca più di altri: ha promesso niente più Dad generalizzata e finché è possibile vuole mantenere la parola. Il resto è noto: il premier chiama il commissario straordinario all’emergenza Covid, il generale Francesco Paolo Figliuolo, e costringe Speranza e il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi a far riscrivere la circolare. Insieme stabiliscono che saranno gli uomini e la struttura del commissario a intensificare il tracciamento. Con l’aumento dei casi, i test stanno ingolfando le Asl e aumentando il lavoro di insegnanti e presidi, obbligati a supplire alla mancanza di controlli.

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