Vaccini Covid, il dramma ignorato

di Federico Fubini

Pfizer sta dando la priorità alla consegna del vaccino ai Paesi ricchi perché ci guadagna. Noi europei abbiamo dosi sufficienti per proteggere altre 400 milioni di persone, ma le teniamo in magazzino. E così lasciamo al virus lo spazio per generare varianti

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In un’intervista al «Corriere della Sera» di aprile scorso, il presidente e amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla ha fornito un dettaglio illuminante. Con il senno di poi, bastava quello a capire cosa stavamo rischiando. Bastava quello a capire cosa stavamo sbagliando nell’illusione di aver trovato finalmente per noi — e solo per noi — il bandolo della matassa in questa pandemia.

Bourla spiegò che vende i vaccini anti-Covid a centinaia di governi con un sistema a tre prezzi. Per i Paesi avanzati le dosi costano «come un pasto» (circa venti euro), abbastanza per capire come mai fra luglio e settembre il fatturato di Pfizer è raddoppiato a 24 miliardi di dollari sugli stessi mesi dell’anno scorso. Poi il leader della maggiore casa farmaceutica al mondo aveva aggiunto: «Nei Paesi a reddito medio, diamo il vaccino a quasi la metà del prezzo e nei Paesi a basso reddito lo diamo a prezzo di costo». L’intenzione è ammirevole ma la conseguenza è che Pfizer sta dando la priorità ai Paesi ricchi, perché è lì che guadagna.

Ieri il «Financial Times» ha mostrato che nelle economie avanzate della Terra sono già state somministrate quasi 120 milioni di terze dosi: quasi il doppio del totale delle prime e seconde dosi nei Paesi a basso reddito.

Siamo molto più avanti noi ma, anche se ci liberassimo degli scrupoli etici, non stiamo facendo i nostri interessi: abbiamo scelto di lasciare spazio al virus in Africa perché circoli e generi varianti che minano le nostre certezze.

Il quotidiano di Londra riporta le proteste di Strive Masiyiwa, il miliardario dello Zimbabwe che coordina i vaccini per l’Unione Africana. Aveva negoziato l’acquisto di due milioni di dosi per proteggere parte del personale sanitario del continente più povero, ma Pfizer prendeva tempo. Poi ha scoperto che l’Unione Europea aveva già concluso un nuovo contratto da 1,8 miliardi di dosi. Si capisce anche così perché in Africa solo l’11% della popolazione è vaccinato, contro il 70% dell’Europa.

Ma dare tutta la colpa a Big Pharma sarebbe troppo facile. Sarebbe autoassolutorio. Noi europei abbiamo un surplus di dosi sufficiente a proteggere 400 milioni di persone altrove, se solo le donassimo. Invece le teniamo chiuse nei nostri magazzini.

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