L’eroe e il disertore

Ora a questo mondo si può far tutto, si può anche chiedere agli italiani pazienza e sacrifici e poi decidere di far bagagli e cambiar Palazzo e Colle. Solo che una scelta del genere, che sarebbe quasi naturale in futuro per un premier che si è speso in un momento dei più difficili della storia del Paese calandosi nei panni dell’eroe, oggi striderebbe non poco di fronte ai problemi del presente. Sarebbe un passaggio innaturale in questo momento, che finirebbe per fare a botte pure con la narrazione a cui ci ha abituato lo stesso Draghi. E a nulla varrebbero le capriole istituzionali di chi vede nell’elezione di Draghi oggi al Quirinale gli albori del semi-presidenzialismo. Sembrano tesi date a posteriori rispetto ad una decisione che oggi sarebbe difficile da motivare. Per cui, mi sia consentito con tutto il rispetto, resterebbe davanti agli occhi di tutti un’unica spiegazione: la metamorfosi dell’eroe in disertore. Un’immagine, il primo a saperlo è l’interessato, che non appartiene a Mario Draghi, che sarebbe ingiusta e che l’ex governatore della Bce non si può certo permettere.

IL GIORNALE

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