Uccise il padre per salvare la madre: assolto

“Vi rendete conto che cosa ha vissuto quel ragazzo? Non poteva studiare, non poteva dormire, non poteva vivere. Ogni sera, come lui stesso ha raccontato, si coricava solo dopo aver abbracciato a lungo sua madre temendo di risvegliarsi e non trovarla più viva”.

Alex aveva detto di avere capito che papà quella sera era diverso già da come camminava in casa. “Continuava a dire ’vi ammazzo’ e quando l’ho visto andare in cucina ho capito che l’avrebbe fatto davvero. Il mio istinto di sopravvivenza ha pensato solo ad anticiparlo”. Raccontò di una colluttazione: “Ripeteva ’fatevi sotto, vi faccio a pezzetti. Vi troveranno in una fossa’”. Ossessivo, aggressivo, molesto, problematico. La moglie ha ricordato che prima della tragedia Giuseppe l’aveva chiamata “101 volte per questioni di gelosia”. E che nei mesi precedenti lei e i figli avevano registrato 225 volte le sue sfuriate “perché pensavamo che ci avrebbe ammazzati”. In una memoria Alex scrive: “Papà aveva gli occhi fuori dalle orbite, era indemoniato. Non ho mai potuto fare una doccia tranquillo temendo che aggredisse mamma. Odiava il suo sorriso”.

Una perizia psichiatrica ha stabilito che era parzialmente capace di intendere al momento dell’omicidio per via di un disturbo post traumatico da stress causato proprio dall’incubo vissuto in famiglia. Il giorno dell’omicidio Giuseppe Pompa aveva spiato la moglie al lavoro e aveva visto un collega appoggiarle una mano sulla spalla, un gesto che aveva scatenato la sua furia. “La sua condanna Alex l’ha già scontata – dice Maria –. È stata quella di crescere con un padre violento. Se non fosse stato per lui, noi oggi non saremmo vivi”.

QN.NET

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