Draghi realista supera la divisioni

Marcello Sorgi

Umanità, compattezza, nessuna differenza di vedute nel consiglio dei ministri che ha introdotto la stretta sul Green Pass rafforzato: politicamente, è questo l’aspetto che Draghi sottolinea con legittima soddisfazione, dopo il lungo periodo in cui una parte della sua larga maggioranza (Salvini) e quasi tutta l’opposizione (Meloni) hanno flirtato con i No Vax. Salvo poi pentirsene tutt’insieme, soprattutto la Lega, sull’onda delle pressioni dei governatori di centrodestra delle regioni del Nord, decisi a evitare a qualsiasi costo nuove chiusure imposte dalla possibile moltiplicazione dei contagi, proteggendo la stagione turistica invernale, lo shopping delle Feste e la ripresa economica appena cominciata. Su questo terreno – anche qui, il governo lo valuta con compiacimento – l’Italia si trova più avanti rispetto a partner europei come Austria e Germania che, o sono dovuti ricorrere di nuovo al lockdown o stanno valutando se tornarci e come. Ed è un vantaggio che Draghi non intende disperdere. Senza particolari timori sulle conseguenze in termini di radicalizzazione del dissenso – Speranza ha ricordato che sono 94 milioni le dosi somministrate, l’84 per cento della popolazione i vaccinati a ciclo completo e 219 mila i richiami già effettuati – dato che la stragrande maggioranza dei cittadini è Pro Vax ed eventuali problemi di ordine pubblico che dovessero riproporsi troveranno preparato l’apparato di ordine pubblico, già opportunamente sensibilizzato dalla ministra dell’Interno Lamorgese. È inutile nascondersi che il quadro della quarta ondata è allarmante e si aggrava ogni giorno di più, in Europa e di conseguenza in Italia. Ma Draghi non è preoccupato.

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