Draghi in conferenza stampa: «Per chi è vaccinato sarà un Natale normale. Controlli fondamentali, andranno rafforzari»
di Monica Guerzoni
Il premier è intervenuto al termine del Consiglio dei ministri per parlare del nuovo decreto che sancisce l’entrata in vigore del super green pass, la riduzione della durata del green pass a 9 mesi e le altre misure per contenere la crescita dei contagi
ROMA -«Un Natale normale», almeno per quell’87% di italiani che Mario Draghi ringrazia per la «grande partecipazione» alla campagna vaccinale. Un Natale «diverso dall’ultimo», con i negozi aperti, i ristoranti e i cinema pieni e gli sciatori sulle piste innevate. «Per i vaccinati spero sia un Natale normale». Il Paese è diviso tra immunizzati e no vax e ogni parola di Draghi, che ha ripreso a correre sulla strada del rigore anti-Covid, è scandita per premiare i primi e bacchettare i secondi. Ma ora che il decreto ha avuto il via libera da tutti i partiti, il premier tende la mano a contrari e dubbiosi: «Spero che coloro che da oggi saranno oggetto di restrizioni possano tornare a essere parte della società con tutti noi». E come? Quando? «Se non scatteranno chiusure, la ripresa economica andrà avanti e il successo sarà il miglior modo di conciliare persone con convinzioni diverse».
Il messaggio alla Lega
In conferenza stampa, tra i ministri Roberto Speranza e Mariastella Gelmini, il capo del governo spiega gli «importanti provvedimenti» presi per controllare la pandemia e «dare certezze alla stagione turistica». Se ha avuto dei dubbi non li fa trasparire e se ci sono stati scontri politici, l’importante è averli superati: «Per ricucire questa contrapposizione tra chi si vaccina e chi non si vaccina bisogna che il governo sia compatto. Non deve avere cedimenti o posizioni diverse… La mancanza di compattezza viene utilizzata come scusa per evadere l’obbligo». Il messaggio alla Lega è chiaro. Ma l’importante è che in Cdm le «posizioni diverse siano sparite». Come ha fatto a convincere Salvini, che non voleva divieti in zona bianca? «Non ci sono stati sforzi di convincimento», sdrammatizza Draghi e per due volte cita e loda il presidente Massimiliano Fedriga, che ha guidato i governatori verso la soluzione che consentirà di mandare avanti il Paese: «La questione è non chiudere e secondo me è molto convincente». Il cauto attendismo del premier è diventato fretta di agire davanti ai dati epidemiologici di Paesi vicini come Austria e Germania. Nelle riunioni a Palazzo Chigi i vertici del Cts, Franco Locatelli e Silvio Brusaferro, hanno illustrato la proiezione verso l’alto della curva del virus e suggerito misure forti per non perdere il controllo della pandemia.
Anche il ministro della Salute Speranza, in asse con Gelmini e Franceschini, ha spinto per la linea dura: «Se non si rafforzano le misure – ha spiegato – si rischia di dover rincorrere il virus. Per non disperdere il tesoretto di vantaggio che abbiamo accumulato dobbiamo giocare in anticipo e fare mosse forti, che ci consentano di evitare gli scenari drammatici che si vedono altrove».
Pages: 1 2