La diserzione della politica

Sul piano generale questa vicenda si è dipanata mentre la classe politica e il Parlamento abdicavano ai propri compiti e sceglievano la diserzione intellettuale e morale. Rimanevano inascoltati, di conseguenza, gli appelli indirizzati dalla Consulta a Camera e Senato, affinché legiferassero in materia. La pusillanimità della politica ha evocato, a propria giustificazione, il fatto che si tratterebbe di questioni divisive: quasi che non fossero proprio queste le finalità e la ragion d’essere, la più alta, della politica stessa. Ovvero comporre i conflitti, compresi quelli etici, bilanciare i diritti e gli interessi, trattare le materie in apparenza intrattabili, individuare ciò che può unire tra le tensioni di ciò che divide. Tanto più quando la sostanza delle controversie più laceranti è fatta di angoscia e sofferenza. E chiama in causa i sentimenti e le soggettività, le concezioni dell’esistenza, e le relazioni più intime.

Non è un caso che in questa terra devastata della politica tradizionale, sia emersa, vitale e prepotente, una politica diversa da quella dei gruppi parlamentari e delle segreterie di partito. È la politica, irrequieta e callida, dei referendum popolari. Quello promosso dall’Associazione Luca Coscioni, per la depenalizzazione dell’eutanasia, ha raccolto, in tempi rapidi, circa 1 milione e 240 mila firme. Altro che un vezzo radical chic: è un sentimento collettivo, nato da un’intensa cognizione del dolore, quello che chiede di essere ascoltato. 

LA STAMPA

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