La diserzione della politica

Luigi Manconi

Qui non si celebra una vittoria, perché lo spegnersi di una vita umana non è mai un evento felice e nemmeno mai una soluzione. E tematiche come quella dell’aiuto al suicidio – di questo si tratta – e dell’eutanasia, richiamano quelle che i filosofi del diritto statunitensi definiscono «scelte tragiche». Ovvero, conflitti aspri tra beni ugualmente meritevoli di tutela, come quello alla protezione della vita e quello all’autonomia individuale: e, sullo sfondo, la terribile questione del dolore fisico e psichico e della disperata volontà umana di sottrarsi a esso. Dunque, nessun compiacimento e, tuttavia, la decisione del Comitato etico dell’azienda sanitaria delle Marche, rappresenta un significativo passo avanti nel percorso di affermazione dei diritti fondamentali della persona. Tra questi, il diritto all’autodeterminazione, secondo John Stuart Mill, «la sovranità su di sé e sul proprio corpo» costituisce una componente essenziale della nostra identità. La possibilità di contrastare il dolore, di adottare le cure più efficaci e di sospenderle quando non si rivelano più tali, il rifiuto dell’ostinazione terapeutica e, infine, la facoltà di interrompere la propria vita quando essa ha perso ogni significato di esperienza e di relazione, di conoscenza e di affettività, fino alla degradazione fisica e spirituale: sono queste altrettante espressioni di una fondamentale libertà negativa che qualifica la nostra responsabilità verso sé stessi e il mondo. C’è tutto questo nel parere positivo del Comitato etico di quell’azienda sanitaria, che ha riconosciuto a “Mario”, il quarantatreenne tetraplegico marchigiano, la possibilità di ricorrere al suicidio medicalmente assistito.

Ciò, in quanto, nella sua situazione, si verificano le condizioni richieste dalla sentenza Cappato – Dj Fabo della Corte costituzionale del 29 settembre del 2019: il paziente è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale; è affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili; è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; e non intende avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda. Si tratta, in tutta evidenza, di clausole tassative, destinate a evitare abusi e a impedire che si banalizzino situazioni e opzioni segnate sempre da una profonda drammaticità. È la prima volta che in Italia viene riconosciuta una simile possibilità: e vi si arriva dopo un itinerario lungo e faticoso, grazie alla tenacia mite e intelligente di questo giovane uomo, dei suoi familiari e dell’Associazione Luca Coscioni. Un itinerario che ha visto troppe manifestazioni di opportunismo istituzionale, tra enti e soggetti che scaricavano l’uno sull’altro le proprie responsabilità, tra silenzi ottusi e meschine codardie.

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