Taverna: “Draghi chiarisca su Rai e manovra. Il Colle? Faccio il tifo per una donna”

Annalisa Cuzzocrea

Paola Taverna sa di essere cambiata. Non lo rivendica, ma non lo nasconde. Davanti all’idea che il governo possa decidere per l’obbligo vaccinale contro il Covid, dice: «Decide la scienza». Davanti alle accuse di chi ha lasciato il Movimento – vedi Alessandro Di Battista – secondo cui chi è rimasto ha venduto l’anima, o quasi, ribatte: «Abbiamo cominciato denunciando quel che non andava, ora dobbiamo dare risposte».

Vi siete arrabbiati per le nomine Rai e avete deciso di alzare la voce sulla manovra. Questo ha fatto saltare l’accordo su Vasco Errani relatore. Che senso ha?
«Non c’erano accordi preordinati e vista l’importanza della legge di Bilancio il Movimento vuole avere un suo relatore. Dobbiamo farci sentire di più».
Con migliaia di emendamenti, rischiando il Vietnam in Aula?
«Presenteremo le modifiche necessarie. Abbiamo sempre lavorato in maniera leale e costruttiva e chiederemo tutto quel che serve per rispondere ai cittadini. Non mi fossilizzerei sul numero».

Conte aveva incontrato l’ad Rai Fuortes, sapevate che c’era una trattativa. Il problema è non aver ottenuto quel che volevate?
«Nessun incontro in cui si sia parlato di nomine. Abbiamo saputo i nomi poche ore prima che fossero comunicati al Cda e resi pubblici».

Lei capisce che passare da «Fuori i partiti dalla Rai» a «dateci il nostro pezzo di nomine» è surreale?
«Sulla Rai abbiamo presentato delle proposte di legge già nella scorsa legislatura, ma non abbiamo trovato i numeri per poterle attuare. Stiamo chiedendo di capire il metodo seguito e a questa domanda nessuno ha risposto. Non stiamo contestando chi, stiamo chiedendo come».

Serve un incontro di Conte con il presidente del Consiglio?
«È auspicabile non solo sulla Rai, ma su più temi considerando che siamo in piena legge di bilancio».

Crede al nuovo Ulivo lanciato dal segretario Pd Letta, un campo largo che vada da voi a Renzi?
«Il Movimento crede in valori come l’etica pubblica, quindi alcune alleanze sono impensabili. Ogni riferimento a Matteo Renzi è puramente voluto».

E Carlo Calenda?
«Per carità, Calenda e il suo partitino sono lontani anni luce dal Movimento».

C’è un problema di fedeltà dei gruppi parlamentari a Conte? Al Senato lei stessa tifava per la rielezione dell’ex capogruppo Licheri, che non è passata. Alla Camera rischia di succedere lo stesso.
«Conte è stato eletto col 90% di preferenze degli iscritti che hanno sposato un progetto di rinnovamento. La capogruppo al Senato ha più volte sostenuto di abbracciare questo percorso, quindi non vedo problemi».

Ci sono, lo dimostrano l’ultima assemblea, le dichiarazioni di alcuni parlamentari.
«Un dissenso fisiologico e limitato».

Secondo l’ex ministro Spadafora Conte non tollera il dissenso.
«L’ho letto in un’intervista, credo che le due cose non possano coincidere».

Un tempo si andava fuori con un post scriptum sul blog e lei scriveva sonetti in romanesco contro i dissidenti. Metodi che rimpiange?
«No, credo vada bene così».

Di Battista vi accusa di aver sbagliato tutto entrando nel governo Draghi. Di essere cambiati troppo.
«Seguo Alessandro e per me è un amico, ma sono stati gli Stati generali a dirci che il Movimento per maturare doveva darsi un’organizzazione, uno statuto e una carta dei valori. Abbiamo cominciato denunciando quel che non andava bene, adesso siamo quelli che devono dare risposte. È più utile che continuare a fare domande».

Che senso ha il divieto di andare nelle trasmissioni Rai? La politica si fa con le ripicche?
«È una scelta condivisa con tutti e nasce dalla necessità di denunciare la mancanza di trasparenza e di un metodo comune. Io non ne sento la mancanza».

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