Il clima e i diritti: difendere le società aperte



Ma c’è anche, altrettanto visibile, un altro orientamento che potremmo ribattezzare «anticapitalismo con tutti i mezzi». È l’orientamento di coloro che sono interessati soprattutto a combattere il capitalismo identificato con la società occidentale. Un tempo questa corrente animava i movimenti comunisti. Oggi che il comunismo è un’utopia usurata, inservibile, il nuovo veicolo è la lotta al cambiamento climatico. Non è stato forse il capitalismo occidentale, negli ultimi secoli, ad avere violentato l’ambiente? E dunque lottare contro i cambiamenti climatici e contro il capitalismo in versione occidentale non sono forse la stessa cosa? Ecco perché la Cina non può diventare il nemico principale. Sarebbe in conflitto con la narrazione, forse non dominante ma certo molto diffusa nel mondo ambientalista. Sposterebbe l’attenzione dal «vero» nemico. Il quale, oltre a tutto, è molto più influenzabile della Cina.

Fin quando i due orientamenti continueranno a convivere, i «potenti della Terra» con cui prendersela saranno soprattutto i «potenti» (i governi) occidentali. Qualunque cosa raccontino le evidenze empiriche (per esempio, quelle che indicano l’avvenuta riduzione , nel corso del tempo, degli effetti inquinanti dell’attività industriale in Europa). Ecco perché il saggio discorso dell’ex Presidente Obama sulla complessità dei problemi e sulla necessaria gradualità della risposta da dare, è stato respinto al mittente. È una delle due ragioni per le quali le previsioni apocalittiche prevalgono necessariamente sulle analisi pacate e prudenti: quanto più si diffonde la credenza nel disastro incombente, tanto più il capitalismo (occidentale) può essere messo in difficoltà. L’altra ragione, più generale, è che le utopie millenariste (l’attesa di un futuro radicalmente diverso dal presente) sono il sale e il motore di tutti i movimenti collettivi.

Il secondo aspetto, collegato al primo, è rappresentato dalla sottovalutazione delle differenze che corrono fra le società aperte e democratiche occidentali e le società chiuse e autocratiche. Come ha osservato Federico Rampini (Corriere, 14 novembre) non può esistere una Greta cinese. Per la semplice ragione che se un dissidente (a qualunque titolo) solleva il capo da quelle parti, glielo tagliano immediatamente. Ne discendono due conseguenze. La prima è che i movimenti ambientalisti possono fare sentire la loro voce soprattutto, o solo, in Occidente. La seconda è che, essendo quelle occidentali società aperte e nelle quali i governi devono rispondere dei loro atti alle opinioni pubbliche, saranno esse, nei prossimi anni, causa l’avvenuta diffusione delle preoccupazioni sul clima in queste società, a mettere in atto misure di contrasto al cambiamento climatico.

Si noti che queste differenze si manifestano in ogni ambito. È difficile (come ha osservato Franco Venturini sul Corriere del 17 novembre) non attribuire il fatto che in Russia la percentuale di vaccinati sia nettamente inferiore a quelle che si registrano nei Paesi occidentali alla comprensibilissima (e antichissima) diffidenza dei russi nei confronti delle autocrazie al potere. Chi può fidarsi, da quelle parti, di ciò che dice il governo?

Come mai queste evidenti differenze fra i Paesi sono così spesso ignorate tanto da certi attivisti dell’ambiente quanto da molti di coloro che, operando nel sistema della comunicazione, tifano apertamente per loro? Questa «dimenticanza», plausibilmente, è parte di una più generale sindrome da tanto tempo conosciuta e osservata: la tendenza, soprattutto di diversi occidentali che svolgono, a qualunque titolo, lavori intellettuali, a detestare le società aperte e democratiche nelle quali vivono e a preferire le società chiuse e autocratiche. Diceva l’economista Joseph Schumpeter che solo la società occidentale ha allevato un così ampio numero di intellettuali i quali si sono attribuiti il compito di contribuire a distruggerla. Non apprezzare la società aperta di cui fanno parte ed eventualmente anche combatterla (purché con mezzi pacifici e legali) è un diritto dei cittadini occidentali. Va ricordato loro che c’è anche il diritto di difenderla.

CORRIERE.IT

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