M5S, Giuseppe Conte costretto dalla Rai allo sciopero della fama: niente più tv

Franco Bechis

Il Movimento 5 stelle da ieri ha deciso di scioperare per protesta contro la lottizzazione Rai che l’amministratore delegato Carlo Fuortes non ha loro consentito. Non è un errore di stampa, è proprio così: il movimento che nacque in rivolta contro il sistema dei partiti è furibondo per non avere potuto lottizzare in Rai come si stava preparando a fare, già seduto al banchetto della spartizione delle poltrone con tanto di tovagliolo al collo e coltello e forchetta impugnati per ritagliare la propria fetta di torta. Così Giuseppe Conte, riposto il tovagliolo nel taschino come una pochette, ha riunito la sua nuova piccola corte per fare l’indignato: “Ci tolgono la poltronissima del Tg1 e non ci danno nulla in cambio”, era la sostanza del suo grido di dolore. Vendetta, tremenda vendetta: “Vorrà dire che, a partire da oggi, il Movimento 5 Stelle non farà sentire la sua voce nei canali del servizio pubblico, ma altrove”, ha tuonato Conte. Che per dispetto si butta in braccio a Silvio Berlusconi e alle sue tv, e anche questa scelta fa indubbiamente notizia: non poteva sperare in gesto più augurale il Cavaliere alla vigilia della grande corsa verso il Quirinale.

L’aspirante lottizzatore Conte ci è rimasto male perché Fuortes ha proposto per la direzione del Tg1 Monica Maggioni al posto di Giuseppe Carboni, arrivato lì grazie ai buoni uffici grillini. Al poveretto non è stata al momento offerta alcuna poltrona di riparazione, perché su quella del Tg2 continuerà a sedere il bravo Gennaro Sangiuliano, su quella del Tg3 Simona Sala che lascia quindi la guida della radio, affidata ora ad Andrea Vianello. Le nomine riguardano anche altre posizioni, come potete leggere oggi sul Tempo, ma nessuna di queste sembra avere il gradimento di Conte. L’ex premier che un anno fa aveva alla sua corte tutta la Rai, costretta a passare ad ogni ora quel che chiedeva pur con gentilezza (non gli manca) Rocco Casalino, nella sua scombiccherata protesta sostiene che la Rai non ha bandito dalla tavola né lottizzazione né lottizzatori, ma è gravemente colpevole di non avere spartito il piatto anche con “il Movimento 5 stelle, partito di maggioranza relativa grazie a 11 milioni di elettori”. A parte che gran parte di quegli 11 milioni di elettori nel frattempo si è dileguata, pentita della scelta fatta (e se qualcuno davvero ci credeva, se la darà a gambe levate ancora di più dopo questa figuraccia), dai grillini ci si sarebbe attesi una protesta anche vibrata contro l’ennesima lottizzazione dei soliti partiti, accompagnata da orgogliosa rivendicazione di essersi sottratti alla gran magnata, non certo questa sortita da partitino di maggioranza della Prima Repubblica. Capisco pesi la delusione di contare poco o nulla nell’era di Mario Draghi, che però ha fatto loro il grande onore di prenderli maledettamente sul serio: erano violentemente contro le mani dei partiti sulla cosa pubblica, sarebbe stata solo offesa un biglietto di invito alla tavola imbandita. Poi bisogna pure capire i Draghi e Fuortes: Conte ormai è a capo di una corrente di quello che fu il M5s, ma c’è chi l’ha pensa diversamente da lui e ha pure le carte in regola per dirlo, come il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, tutt’altro che indignato per alcune scelte fatte.

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