Una donna al Tg1: la condizione di Palazzo Chigi per trovare l’intesa

di Marco Galluzzo

La telefonata irritata di Giuseppe Conte a Mario Draghi

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Monica Maggioni (Tg1), Gennaro Sangiuliano (Tg2) e Simona Sala (Tg3)

La reazione di Giuseppe Conte era prevista, in qualche modo annunciata. Prima della chiusure delle nomine Rai l’ex premier ha fatto una telefonata a Draghi non proprio serena, in cui ha protestato, ha detto che i Cinque Stelle sono sotto rappresentati. Ma il capo del governo ha deciso di tirare dritto, per quanto lo riguarda «è stato assicurato il criterio del pluralismo» e delle professionalità. Insieme a quello, per lui irrinunciabile, della parità di genere. «Ora nei posti di vertice della Rai ci sono due donne», rivendicano a Palazzo Chigi, e anche questa è una risposta alle proteste di Conte.

Nello staff del presidente del Consiglio non hanno difficoltà a raccontare i passaggi delle ultime settimane, i contatti che ci sono stati, e nessuno ovviamente li nega, con l’amministratore delegato dell’azienda pubblica e i componenti del Cda. A Palazzo Chigi, come del resto nel passato, è stata aperta una linea di contatto fissa con i vertici della Rai e si è seguito passo dopo passo la costruzione dello schema che ha portato alle nomine. In questo schema, ed è una rivendicazione, la prima richiesta del capo del governo è stata quella di attingere anche a risorse professionali esterne, dunque sul mercato.

Sono stati vagliati profili di diversa estrazione, di donne che dirigono o sono ai vertici dei quotidiani, di volti noti di televisioni private, come quello di Giovanna Pancheri, di Sky, ma al premier è stato risposto che questa era una soglia non valicabile, che per il corpo di potere della televisione di Stato sarebbe stato troppo, meglio professionalità interne.

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