Brusaferro: “Scordiamoci l’immunità di gregge, la terza dose potrebbe servire a tutti”

PAOLO RUSSO

ROMA. In questi giorni tra gli esperti ma anche nelle stanze della politica, è tutto un lanciarsi in previsioni su a quale livello di copertura vaccinale potrà essere raggiunta l’immunità di gregge. Quella per intenderci che non consente più a un virus di circolare. E quindi di riporre nel cassetto mascherine, Green Pass e tutto il restante armamentario di regole. Ma per Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss e portavoce del Cts, quell’obiettivo è un miraggio, «meglio concentrarci sulla riduzione al minimo di contagi e ricoveri», dice. Facendo però capire che un nuovo allentamento delle restrizioni è vicino.

Professore, il suo Iss è stato in prima linea nella lotta al Covid, che effetto le fa ora vedere la vostra sede presidiata dalle forze dell’ordine in quanto «obiettivo» dei No Vax?
«Provo sentimenti diversi. Di gratitudine verso le forze dell’ordine che con la loro presenza ci consentono di lavorare sereni. Ma anche di sconcerto, perché se il nostro Paese sta riuscendo meglio di tanti altri a contenere la circolazione del virus, consentendo così alle attività economiche e sociali di ripartire, questo lo si deve sia ai progressi della campagna vaccinale che alle misure di contenimento adottate, Green Pass compreso. Io però sono una persona portata al dialogo e credo che di fronte a questo dissenso di una minoranza sia importante far capire le ragioni della scienza e le chiare evidenze che la realtà ci propone».

L’immunità di gregge è un obiettivo a portata di mano o un’araba fenice?
«L’immunità di gregge, intesa come livello di immunizzazione che azzera la circolazione di un virus, non è obiettivo che ci possiamo porre con il SarsCov-2. Gli obiettivi sono altri: ridurre il più possibile la circolazione del virus ed i contagi e contenere al minino ricoveri e morti. Questo implica avere una massiccia copertura vaccinale della popolazione e garantirne la durata nel tempo».

Ci sembra di capire allora che si va verso la terza dose per tutti…
«Gli studi e le esperienze in corso ci stanno consentendo di valutare l’andamento della protezione immunitaria nelle diverse fasce di popolazione, comprese quelle più giovani e senza patologie. In questa prospettiva la terza dose potrebbe essere raccomandata».

Dovesse resistere uno zoccolo duro di non vaccinati servirà a quel punto introdurre l’obbligo?
«La cosa migliore sarebbe vaccinare tutti senza imposizioni ma facendo acquisire la consapevolezza che i vaccini sono sicuri ed efficaci. Grazie anche al Green Pass ultimamente sta aumentando il numero di italiani che si è fatto somministrare la prima dose, il che fa ben sperare. L’importante è raggiungere livelli di copertura elevati. Poi è chiaro che bisognerà fare la scelta migliore per il Paese, perché se da un lato c’è il diritto di scelta delle persone, dall’altro c’è il dovere di mettere in sicurezza la collettività e in particolare le persone più fragili riducendo la circolazione del virus.

Quando crede che potremo dire addio alle mascherine?
«Le mascherine sono uno degli strumenti che ci hanno permesso di contenere l’epidemia. Ora andiamo verso la stagione invernale e una vita più al chiuso, ed è prudente continuare ad usarle. Monitorando l’evoluzione del quadro epidemiologico, con circolazione del virus molto contenuta e con coperture vaccinali ancora più elevate si potrà meglio valutare il da farsi».

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