Tasse più semplici contro l’evasione. Il catasto solo nel 2026

L’Iva. Troppi valori diversi Adesso si punta  a razionalizzarli

L’Iva sarà «razionalizzata», come chiede da tempo anche la Commissione europea nelle sue Raccomandazioni. «Ora abbiamo un’aliquota ordinaria al 22%, due ridotte al 4 e al 10% e una al 5», dice il ministro dell’Economia Daniele Franco. «Vogliamo ripensare questa struttura per semplificare il tributo, ridurre evasione ed erosione che ci costano 30 miliardi ogni anno». Si punta a rivedere numero e livelli delle aliquote, oltre alle basi imponibili. Si vedrà come verranno corrette alcune distorsioni: se ad esempio tassando pannolini e assorbenti con aliquota agevolata al posto dei tartufi.
In accordo con il Green Deal europeo verranno adeguate anche le accise su petrolio, gas ed energia elettrica «per contrastare il riscaldamento globale, su cui c’è accordo», dice ancora Franco. Anche qui si vedrà come e se in chiave di rialzo, introducendo una sorta di Robin Tax.

L’Irpef. Addizionali sostituite da una sovraimposta. Calcolo più semplice

Le addizionali regionali e comunali diventano una «sovraimposta sull’Irpef»: un’aliquota che si aggiunge all’imposta che pagano lavoratori e pensionati. «L’obiettivo è di semplificare gli oneri di gestione per i sostituti di imposta e rendere più trasparente il sistema», dice Franco. Ma ci sarà una convenienza anche per i contribuenti perché oggi le addizionali sono calcolate in una babele di modi dagli enti locali: per scaglioni, a fasce, con aliquota piatta. E soprattutto si applicano sulla base imponibile – sul reddito – senza tenere conto né della progressività né delle detrazioni. Problema superato se diventano sovraimposte dell’Irpef, cioè un’imposta sull’imposta. Infine i 4 miliardi di Imu oggi incassati dallo Stato sugli immobili di categoria D – capannoni, fabbriche, banche – torneranno in modo graduale agli enti loca

Le imprese. Irap da superare mentre l’Ires verrà rivista

Cambiano le imposte sulle aziende. L’Ires viene rivista e l’Irap, che vale 20 miliardi, superata «gradualmente» senza intaccare la sanità, di cui è fonte di finanziamento. Il governo mira a «semplificare e razionalizzare l’Ires», riducendo gli adempimenti amministrativi e rivedendone la disciplina. Potrebbe alla fine anche assorbire l’Irap, come fa capire il ministro dell’Economia Daniele Franco. A meno di non trovare «altre coperture» che siano in grado di garantire le risorse alla sanità, allorquando l’Irap – Imposta regionale sulle attività produttive – non esisterà più. L’Irap è un’imposta considerata regressiva e particolarmente osteggiata dalle imprese perché si paga anche quando l’azienda non fa utili. Mentre l’Ires – Imposta sui redditi delle società – è un’imposta sui redditi d’impresa con aliquota al 24%, erede della vecchia Irpeg. 

Le cartelle. La riscossione passa sotto l’Agenzia delle Entrate 

L’Agenzia delle entrate si rafforza. Affina le sue armi contro l’evasione che sottrae «100 miliardi all’anno» alla crescita del Paese, dice il ministro dell’Economia Franco. Diventa più digitale, efficiente, elimina duplicazioni. E forse anche per questo può sacrificare l’aggio, visto che la delega parla di «revisione dell’attuale meccanismo di remunerazione». Ma soprattutto ingloberà l’ex Equitalia che oggi si chiama Agenzia delle Entrate – Riscossione. Una dualità che separa il titolare della funzione della riscossione – l’Agenzia vera e proprio – dal suo “braccio armato”, il soggetto incaricato della stessa riscossione. In arrivo anche un nuovo codice tributario, per riordinare tutta la normativa fiscale vigente. Un’esigenza che – si legge nella relazione illustrativa alla delega – segnalata già in uno scritto di Ezio Vanoni del 1938.

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