Tasse più semplici contro l’evasione. Il catasto solo nel 2026

Fisco, Draghi: “Nessuno pagherà di meno o di più, rendite restano invariate”

di Valentina Conte

ROMA – La delega sul fisco è un disegno di legge asciutto – 10 articoli – con il quale il governo Draghi, che ieri l’ha approvata in Consiglio dei ministri, chiede al Parlamento di essere autorizzato a riformare il fisco italiano – «vecchio di cinquant’anni» – in 18 mesi e con diversi decreti legislativi delegati. Si va da Irpef, Iva, addizionali, Ires, Irap al nuovo codice tributario. Per finire con l’accorpamento dell’ex Equitalia nell’Agenzia delle Entrate. E con la riforma del catasto, operativa dal 2026 e per ora senza impatto sulle tasse. La delega è «una scatola di principi», esemplifica Draghi. Quattro quelli principali: stimolare la crescita con la riduzione delle tasse, razionalizzare e semplificare il fisco, preservare la progressività del sistema tributario, ridurre l’evasione. Un primo taglio delle tasse potrebbe finire in legge di bilancio: «Al momento ci sono 2 miliardi», dice il ministro dell’Economia Franco. La maggioranza intanto chiede, con la risoluzione alla Nadef in votazione oggi, un ampliamento del Superbonus edilizio e una rottamazione quater delle cartelle fiscali.

I redditi. Un intervento per ridurre l’aliquota da 28 ai 55 mila euro

L’obiettivo è ridurre la pressione fiscale su lavoro e imprese. «Nel 2019 era di 2 punti superiore alla media dell’Eurozona e vari punti sopra la media Ocse», dice il ministro dell’Economia Franco. Ci si muove verso un sistema duale che preveda la stessa aliquota di tassazione sia per i redditi da capitale che per i redditi da impresa, oggi tassati dall’Ires. Si prevede poi l’eliminazione di micro-tributi che oggi assicurano gettito trascurabile per l’erario. Il riordino di detrazioni e deduzioni. L’armonizzazione dei regimi di tassazione del risparmio (azioni, bond, titoli pubblici). E soprattutto un intervento molto atteso sulla struttura dell’Irpef, per ridurre l’aliquota media che grava sulla fascia tra 28 mila e 55 mila euro di reddito. Esplicito riferimento nella delega a una tassazione che incentivi la partecipazione al lavoro di giovani e secondi percettori di reddito, di solito le donne.

Gli immobili. Rendite aggiornate tra cinque anni. Ora imposte ferme

La riforma del catasto c’è. Le rendite verranno riviste e adeguate ai valori di mercato degli immobili. «Nessuno pagherà di più o di meno, non interverremo sulle tasse», precisa però il premier Draghi, perché un apposito comma dice in modo esplicito che tutte le tasse e i tributi legati alla casa – e «anche l’Isee», specifica Draghi – verranno calcolati sulle rendite di oggi, quindi congelati almeno fino al primo gennaio 2026, quando arriveranno i valori aggiornati, poi soggetti in futuro ad «adeguamento periodico». Il governo punta poi anche all’emersione degli immobili “fantasma” non accatastati – se ne stimano 1,2 milioni – di quelli abusivi e dei terreni edificabili censiti come agricoli. A questo scopo saranno potenziati gli strumenti a disposizione di Agenzia delle Entrate e Comuni per la mappatura degli immobili e la condivisione dei dati. 

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