Marcegaglia: “Sì a una transizione energetica con gas e nucleare. Lo smart working? Se solo per donne è ghettizzazione”

Compreso il nucleare?

«Compresi il nuovo nucleare, la fusione magnetica, il gas e così via. La sola elettrificazione non è sufficiente per gestire la transizione. Inoltre, chiediamo che su Esg (ambiente, sociale e buon governo societario, ndr) ci siano regole chiare e condivise in termini di tassonomia. Anche il prezzo delle emissioni di carbonio deve essere coordinato a livello globale».

Spesso gli operatori del mondo dell’energia hanno evidenziato che la politica delle emissioni inquinanti, in Europa basata sul sistema di scambi Ets, pone questioni di concorrenza…

«C’è un grande tema di concorrenza, che in questo modo rischia di essere falsata a livello internazionale. L’Europa, nella sua leadership sull’ambiente, deve cercare di trainare con sé anche tutte le altre grandi potenze mondiali, altrimenti si rischia di restare isolati».

A proposito di Europa, la commissaria all’Energia, Kadri Simson, ha appena detto che i prezzi del gas potrebbero restare alti durante tutto l’inverno per poi scendere in primavera…

«Se così fosse, sarebbe un grosso problema, perché un prezzo del gas elevato come quello che vediamo oggi rappresenta un rischio per la ripresa economica in atto».

Sulla questione dell’occupazione femminile quali sono invece le vostre proposte?

«Innanzi tutto, auspichiamo una rivoluzione culturale che ci liberi dagli stereotipi, dopodiché proponiamo strumenti chiari e concreti per incentivare il lavoro delle donne. Tanto per capirci, se lo smart working diventa uno strumento di flessibilità solo per le lavoratrici, allora si trasforma in una forma di ghettizzazione. Ci sono esempi felici in altri Paesi su come includere le donne sempre di più nel mondo del lavoro: copiamoli. E, per farlo, partiamo dalle risorse messe a disposizione dal Pnrr».

In maniera simile, in campo digitale il rischio è che, se non si fa qualcosa per estendere la rete internet a tutti, alcune categorie di utenti restino escluse…

«Esatto. Il digitale rappresenta una grande opportunità, ma, se non sarà inclusivo e per tutti, il rischio è di creare lacune e ineguaglianze persino superiori a quelle già esistenti».

Impossibile, in tempi di pandemia, non affrontare la questione sanitaria. Cosa avete concluso?

«Chiediamo non solo vaccini per tutti, quindi anche per i Paesi più poveri, ma sottolineiamo l’importanza di un’unione di intenti nella ricerca tra università, laboratori e mondo delle imprese».

E in finanza?

«I temi trattati sono stati molteplici, ma uno degli aspetti chiave emersi è la necessità di un maggiore contributo dal pubblico, per esempio nei finanziamenti alle infrastrutture. Se è centrale la collaborazione tra pubblico e privato, lo è anche il tema del cosiddetto “impact investing”, perché se, da una parte, è giusto che la finanza produca rendimenti per gli investitori, lo è altrettanto che abbia un impatto positivo su ambiente e società».

LA STAMPA

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