L’Italia agli ultimi posti per aumento dei salari: costo del lavoro e scarsa produttività frenano la crescita

SILVIO PUCCIO

L’italia è penultima in Europa per crescita del reddito medio pro capite. Esclusa la Spagna – ultima assoluta – e la Grecia, dove il dato crolla del 34% l’aumento si ferma all’8%. Nel 2019 i lavoratori tedeschi guadagnano 4.500 euro in più rispetto al 2011 (+17%). Le tasche di quelli italiani sono più pesanti di 1.400 euro: 19,5 mila euro il reddito medio, rispetto ai 18 mila di inizio rilevazione.

Il dato sui giovani è sconfortante: tra i 18-24enni il dato medio è cresciuto solo del 2% mentre in Germania sale del 14%. 

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La produttività
La stagnazione dei salari è una questione annosa. In Italia gli stipendi crescono con difficoltà perché gli indicatori che misurano l’efficienza del lavoro sono fermi su cifre analoghe a quelle degli anni ’90. La produttività, in sostanza, non aumenta: «Tra i Paesi sviluppati – spiega Pietro Reichlin, professore di Economia alla Luiss di Roma – l’Italia mostra un tasso di produttività stagnante, con valori a volte inferiori al ventennio precedente. Questo si riflette sui salari. Un loro aumento non accompagnato da una crescita di produttività creerebbe tensioni sul fronte della redditività delle imprese». Si creerebbe, cioè, uno scompenso economico se l’aumento dei salari fosse slegato dalla capacità delle aziende di creare maggior valore aggiunto.

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Uno degli indicatori utilizzati per misurare la produttività di uno Stato è il Pil prodotto per ora lavorata. Un investimento in innovazione tecnologia, in formazione del personale o un ammodernamento delle macchine può avere degli effetti positivi sull’efficienza di un’azienda. Stando ai dati Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, la produttività italiana è rimasta invariata negli ultimi trent’anni. La produttività della Francia è aumentata del 15% negli ultimi vent’anni. Quella della Germania del 16%. In Italia l’incremento è stato di 3,5 punti dal 2000. 
I contratti
Il mancato aumento della produttività è uno degli elementi che frena la crescita dei salari italiani. Come quelli regolati dai contratti nazionali. Degli accordi di lavoro siglati tra le corporazioni aziendali – di solito Confindustria – e i sindacati. Regolano le condizioni occupazionali di 34 categorie professionali e oltre 5 milioni di lavoratori: il 40% del totale. Il cui stipendio è rimasto in sostanza invariato nel tempo.

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