“Salario minimo, non serve una legge”: Cisl e Uil respingono l’apertura di Landini

PAOLO BARONI

ROMA. Rinnovare e rafforzare i contratti, più che pensare al salario minimo. E sì ad una legge sulla rappresentanza, ma che non sia calata dall’alto. Anche Cisl e Uil, come la Cgil, sostengono che questa sia la strada da battere, privilegiando le intese tra le parti sociali. E le leggi, semmai, devono solo servire a rafforzarle.

Riuscire a misurare il peso reale delle rappresentanze sociali, secondo i sindacati confederali, consentirebbe infatti di aggredire alla radice il problema dei bassi salari togliendo di mezzo i tanti contratti «gialli» o «pirata» che dir si voglia senza per forza dover introdurre un minino legale, che poi finirebbe solo per innescare una corsa al ribasso sulle retribuzioni. «Da 900 contratti si passerebbe a 200 contratti e quelli dovrebbero poi valere per tutti» ha spiegato ieri Maurizio Landini. Col numero uno della Cisl Luigi Sbarra il leader della Cisl si è sentito venerdì in vista del confronto di oggi alla kermesse Cgil di Bologna confermando piena identità di vedute su tutti questi temi. Assieme a loro ci sarà anche il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri che a la Stampa ribadisce: «Noi siamo per l’autonomia delle parti sociali».

«Oggi sono oltre 2 milioni i lavoratori che lavorano a 6 euro all’ora lordi. Ci sono riders che corrono e fanno incidenti anche mortali e guadagnano 4 euro all’ora. Questo non è tollerabile in un’economia avanzata» è tornato a ripetere ieri il presidente dell’Inps Pasquale Tridico dopo che la sua intervista al nostro giornale di giovedì scorso ha riacceso il dibattito facendo convergere M5s, Pd e Leu sulla necessità di varare in tempi rapidi una legge.

I sindacati riconoscono l’esistenza del problema di tanti salari tropo bassi, ma propongono un’altra soluzione. «Il tema – ha spiegato ieri Sbarra – non è il salario minimo ma come diamo sostegno e come rafforziamo la contrattazione collettiva». Quindi non una norma di legge – che tra l’altro non darebbe garanzie sugli altri elementi retributivi come maggiorazioni, premi di produttività, scatti di anzianità mensilità aggiuntive, tfr, ecc. ecc – quanto piuttosto incentivi, anche di tipo fiscale, per favorire sia la contrazione nazionale che quella di secondo livello, ed un taglio del cuneo fiscale. Tutte misure che si potrebbero inserire già nella prossima legge di bilancio.

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