Ma Francesco stavolta sbaglia

Michela Marzano

È giusto assumere un sicario per uccidere una vita umana?” È Papa Francesco a domandarlo a chi, come lui stesso dice, non capisce che “l’aborto è un omicidio” e che “chi fa un aborto è un assassino”. Papa Francesco, questa volta, non usa mezze parole. E a me, mentre leggo l’intervista rilasciata durante volo che lo riportava a Roma a conclusione del viaggio a Budapest e in Slovacchia, si stringe il cuore. Forse perché anch’io faccio parte di coloro che non capiscono che “chi fa un aborto è un assassino”. Chi può d’altronde capire davvero cosa significa abortire se non c’è passato? Chi può sapere cosa passa per la testa di quell’adolescente che si ritrova incinta senza averlo voluto, di quella donna che ha paura di non farcela, di colei che pensa di non essere capace, oppure è capace ma non ha la forza, oppure la forza ce l’ha ma non vuole che il padre di suo figlio o di sua figlia sia un uomo violento? Il Santo Padre ha tutto il diritto di spiegare che la Chiesa non può accettare l’aborto. Forse ha anche il dovere di difendere sempre e comunque la vita, sebbene la vita possa talvolta essere una maledizione. Ma perché utilizzare le parole come pietre? Perché scagliarle addosso a tutte quelle donne che hanno abortito – e nessuno sa, nessuno può sapere, il perché, il come, quanto dolore, quanta paura, quanto senso di colpa hanno provato? Non era stato proprio Papa Francesco a dire, un paio di anni fa, che proclamare il Vangelo non significava scagliare sugli altri verità e formule dottrinali?

Meditando le parole che il Santo Padre ha pronunciato ieri dialogando con i giornalisti ci sono rimasta male. E poco importa se qualcuno, leggendomi, commenterà che la fede non è fatta per essere aggiustata a piacimento, e che Papa Francesco non ha fatto altro che ripetere ciò che, da sempre, sostiene la Chiesa. Talvolta la forma è sostanza e, questa volta, le parole utilizzate dal Pontefice sono prive di sfumature e, mi spiace dirlo, piuttosto superficiali. Come se la realtà non fosse sempre molto più complessa delle generalizzazioni, e l’aborto fosse solo un modo per risolvere un problema. Quale problema? Com’è possibile che il Papa utilizzi una formula così stereotipata? Eppure, sono proprio queste le parole utilizzate dal Pontefice: “È giusto uccidere per risolvere un problema?” Domanda retorica, se formulata in questo modo. Visto che no, non è giusto uccidere per risolvere un problema. Ma nonostante tutta la buona volontà, non riesco proprio a pensare all’aborto come a un modo per risolvere un problema né, tantomeno, come a un assassinio.

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