Caro bolletta, un bonus o un taglio dell’Iva e degli oneri: pronto il piano per evitare la stangata

PAOLO BARONI

ROMA. Il vertice politico che inevitabilmente deve precedere una scelta delicata e complessa come il varo della riforma fiscale dovrebbe tenersi oggi pomeriggio. In questo modo Draghi potrebbe riuscire a portare già domani all’esame del Consiglio dei ministri una bozza della legge delega, anche se a questo punto – vista la bagarre sul Catasto – non si esclude che la partita possa slittare. Il testo, messo a punto dai tecnici del Mef, è stato condiviso da Franco col premier, mentre gli altri ministri e le forze di maggioranza sono state tenute sino a ieri completamente all’oscuro di tutto.

Lo schema di partenza è quello disegnato dal Parlamento nella relazione consegnata al governo a fine luglio. Ma rispetto all’impostazione iniziale, lo schema dei possibili campi di intervento potrebbe essere più ampio e più aderente alle proposte raccolte dalle Commissioni finanze.

Questo non vuol però dire che si potrà largheggiare, perché le risorse a disposizione non sono tante. Ci sono i 3 miliardi già accantonati in passato, ma difficilmente una manovra di bilancio che si prospetta molto leggera, nell’ordine dei 22-23 miliardi di euro, potrà mettere a disposizione molto di più. Perché oltre al taglio delle tasse ci sarà da finanziare la riforma degli ammortizzatori sociali, il superamento di Quota 100 ed il rifinanziamento di superbonus ed ecobonus.

In tema di tasse le richieste della maggioranza spaziano dal taglio del cuneo fiscale alla cancellazione dell’Irap. E poi c’è la proposta di ridurre il carico che grava sul ceto medio che dichiara tra 38 e 55 mila euro ed è soggetto ad un prelievo del 38%, giudicato da tutti eccessivo: ma coi tre miliardi in cassa non si riuscirebbe a fare quasi nulla perché sarebbero a malapena sufficienti per tagliare un solo punto percentuale di Irpef. Di accorpare e ridurre le aliquote, almeno a breve, nemmeno si parla. Anche perché sul tavolo ci sono altre esigenze: come ha segnalato anche il Parlamento, bisognerebbe ridurre le tasse anche ai 4 milioni di lavoratori autonomi. E poi occorre mandare a regime l’assegno unico per i figli, per cui non è escluso che alla fine i fondi a disposizione vengano concentrati tutti qui.

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