Auto elettriche, la vera svolta solo con le batterie a stato solido

All’inizio i costruttori si sono rivolti ai giganti dell’elettronica di consumo per le batterie, successivamente sono sembrati disinteressarsi degli aspetti tecnologici concentrandosi su quelli industriali. Ora invece stanno tornando prepotentemente internalizzando quanto possibile tutta la filiera che riguarda le batterie, celle comprese. Mercedes è già entrata nel capitale di Farasis, Bmw e Volkswagen hanno un piede dentro Northvolt mentre Hyundai ha già allestito linee pilota per l’assemblaggio di quelle che sono le unità minime delle batterie. Le strade “chimiche” intraprese sono molteplici. Oltre al fluoro e allo zolfo, si punta al nickel, al manganese, al titanio e anche al silicio e all’alluminio, alle batterie litio-aria e a quelle litio-metallo, all’elettrolita gassoso e persino all’elettrolita gel (con polimeri disciolti) al quale sta lavorando la SK Innovation con la consulenza di John B. Goodenough, padre insieme a M. Stanley Wittingham e Akira Yorshino della batteria agli ioni di litio e vincitori per questo del Premio Nobel per la Chimica nel 2019.

L’obiettivo è minimizzare l’utilizzo del Cobalto (eliminandolo, possibilmente) e ovviamente del Litio che per l’80% passa attraverso mani cinesi e proviene da paesi lontani o politicamente instabili. Si guarda anche ad accumulatori ibridi, con la densità energetica di una batteria e la velocità di carica e scarica dei supercondensatori. Per migliorare la densità serviranno le struttura a nanotubi e la stampa 3D. Per migliorare la ricarica e la durata sarà utile l’apporto dell’intelligenza artificiale. Che cosa non si fa per l’auto elettrica.

IL SOLE24ORE

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